Roma – NIENTE APPUNTAMENTI: TUTTI IN FILA

ROMA – Sospesi gli appuntamenti, a Roma si allungano le file per rinnovare il permesso di soggiorno.

Fino a qualche tempo fa molti commissariati capitolini accettavano prenotazioni per la consegna delle domande. Come in altre città  d’Italia, si cercava di evitare in questo modo file inutili agli sportelli: chi ha in tasca un foglio con la data dell’appuntamento sa che, salvo imprevisti, potrà  consegnare la sua domanda in giornata.

Intendiamoci: gli appuntamenti non erano certo una panacea.
A giugno scorso alcuni commissariati fissavano anche più di un anno dopo la prenotazione, con buona pace di migliaia di persone che, a permesso scaduto, si sarebbero trovato con in mano un pezzo di carta che dava loro ancora meno diritti del tristemente famoso "cedolino". Inoltre non tutti i commissariati accettavano le prenotazioni, con un’evidente disparità  di trattamento tra gli immigrati che vivevano in zona diverse di Roma e provincia.

A tagliare la testa al toro ci ha pensato una circolare del questore Cavaliere, che circa due mesi ha vietato ai commissariati di fissare altri appuntamenti. Oggi quindi si lavora su due binari: ci sono i vecchi appuntamenti da smaltire e le file, sempre più lunghe, di chi non ha fatto in tempo a chiederne uno, ma deve consegnare comunque la domanda di rinnovo.

"Se vi capita di passare di notte di fronte ai commissariati delle zone in cui vivono più cittadini immigrati, – ci segnala l’avvocato Anna Maria Spalluto – potrete imbattervi in file composte da persone disperate, solitamente da anziani, da bambini, e a volte anche da persone malate, costrette a mettersi in fila di notte e all’addiaccio" .

Non è detto che la notte bianca dell’immigrato capitolino sia solo una: spesso chi si è messo in fila alle luci dell’alba è costretto a tornarsene a casa al tramonto senza aver concluso nulla. Giornata di lavoro persa, riposino a casa, e poi di nuovo in fila, a riprovarci.

Racconta il consigliere aggiunto al Campidoglio Gabriel Rusu: "L’altra sera sono passato al commissariato Prenestino, dove prendono 12 pratiche al giorno. Una signora faceva la fila per il quinto girono consecutivo, e non era sicura di farcela nemmeno quella volta".

È questione di resistenza, o di fortuna. Perchè il rinnovo, e non è una metafora, può essere una lotteria. "Il 25 novembre – denuncia il Comitato Immigrati di Roma – i funzionari addetti allo sportello immigrazione del Commissariato Tuscolano, davanti a 30 immigrati in fila al freddo dalla notte per presentare la richiesta di rinnovo, hanno scelto come criterio per accogliere le 3 pratiche giornaliere il sorteggio". Da una scatola contenente 27 biglietti con scritto NO e 3 con scritto SI, i presenti hanno estratto a turno il loro biglietto, sperando di pizzicare quello vincente.

Se poi non avete nè forza nè fortuna, potete solo sperare di cavarvela mettendo mano al portafogli.
"C’è gente che si mette in fila di notte, e quando il commissariato apre vende il posto al migliore offerente" dice Santos Taboada Zapata, anche lui consigliere aggiunto.

L’avvocato Spalluto è avvilito: "Da parte della Questura di Roma c’è totale disinteresse nei confronti di persone che evidentemente non meritano di essere accolte ed integrate nel nostro Paese secondo criteri di civiltà  e di dignità  umana".

In un panorama così inquietante, è il consigliere Zapata a dare un po’ di speranza a chi dopo tanti sacrifici è riuscito a presentare la sua domanda.
"Abbiamo incontrato all’inizio di dicembre il dirigente dell’Ufficio Immigrazione Marcello Cardona, che ci ha mostrato i passi avanti fatti dalla Questura da quanto hanno cambiato il sistema per raccogliere le pratiche e aumentato il personale. A novembre hanno rinnovato più di mille permessi al giorno, ed entro marzo 2005 dovrebbero smaltire tutti gli arretrati".

Speriamo. Per ora dobbiamo fare i conti con i dati presentati il 20 ottobre alla Camera dei deputati dal ministro dell’Interno Giuseppe Pisanu: per rinnovare un permesso di soggiorno a Roma ci vogliono in media 11 mesi.

Naturalmente nel calcolo del Viminale non rientrano le notti passate di fronte ai commissariati senza poi riuscire a consegnare la propria domanda. Peseranno pure sulla schiena di migliaia di immigrati, ma purtroppo le file non fanno statistica.

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