È difficile dare una risposta esaustiva data la estrema eterogeneità delle situazioni sociali, politiche,culturali e religiose.
La povertà è certamente un fattore determinante sia per la insorgenza sia per il decorso di molte malattie mentali.
Tuttavia sarrebbe più corretto parlare di soggetti poveri più che di paesi poveri. Infatti molti problemi di salute mentale sono trasversali ai paesi e accomunano i poveri dei paesi poveri a quelli dei paesi ricchi.
La depressione maschile ad esempio ha fra i suoi determinanti la disoccupazione e quella femminile la condizione oppressiva sofferta da madri lavoratrici di basso reddito. Questi determinanti sono comuni sia a paesi ricchi sia a paesi poveri.
Certamente certe condizioni come ad esempio il ritardo mentale sono più presenti in paesi poveri ove condizioni rischiose per il parto e i rischi di infezioni neonatali sono più frequenti.
La incidenza delle psicosi, come la schizofrenia, sembra simile in tutti i paesi e sembra non essere influenzata dalla condizione socioeconomica.
(i primi dieci paesi con i più alti tassi di suicidio sono tutti est europei) ed è molto probabile che il drammatico disfacimento sociale prima che economico del blocco comunista giochi un ruolo preminente nel determinismo sociale del suicidio giovanile in questi paesi.
Se le condizioni storiche e socioeconomiche dei paesi hanno in parte a che fare con la insorgenza di molte malattie mentali certamente tali condizioni hanno moltissimo a che fare con i modi con cui i paesi rispondono attraverso i loro sistemi sanitari alla domanda di cura che i cittadini formulano. Ma anche in questo caso bisogna evitare la semplificazione: povertà =cattivi servizi; ricchezza=buoni servizi.
Le cose sono assai più complesse in quanto i servizi di salute mentale sono fortemente determinati dalla ideologia medico-sanitaria che un paese adotta e sovente paesi ricchi esprimono pessimi servizi di salute mentale e paesi poveri esprimono servizi di salute mentale molto più adeguati di quanto ci si potrebbe attendere.
Obbiettivi molteplici e schematicamente riassumibili in sei strategie:
1. aumentare la sensibilità dello Stato nei confronti dei problemi di salute mentale che troppo spessi sono ignorati o sottovalutati (anche dal punto di vista del finanziamento ai servizi)
2. porre la questione dei diritti umani e di cittadinanza al centro della agenda di sviluppo e di sanità pubblica dei governi
3. migliorare le legislazioni
4. generare politiche di salute mentale e sviluppo di servizi con forte orientamento comunitario
5. disseminare conoscenze tecniche adeguate non solo tra gli specialisti (spesso inesistenti nei paesi poveri) ma fra tutti i professionali della salute
6. dare voce alle istanze degli utenti e dei loro famigliari
Tali strategie si articolano ovviamente in forme diversissime a seconda dei paesi in cui si opera.
Le organizzazioni della società civile possono giocare un ruolo chiave con la OMS.
Possono aiutare la Organizzazione a non perdere di vista le istanze reali della società , possono aiutare a identificare nuovi problemi e soprattutto nuove risposte, possono svolgere funzioni di denuncia (soprattutto per quanto riguarda i diritti umani) che organismi intergovernamentali come la OMS a volte non possono svolgere pienamente.
Cittadinanza sta aiutando la OMS con un supporto finanziario che è per molti versi più libero di quello dei donatori più istituzionali e ufficiali. I piccoli progetti che Cittadinanza finanzia vengono "pensati insieme" alla OMS, possono essere più facilmente "valutati" dal donatore. Vi è una dimensione "piccola" che rende concreti gli obbiettivi e stabilisce un legame diretto fra donatore e recipiente: tale dimensione è difficile da raggiungere con i grandi donatori ufficiali. Direi, in altre parole, che esiste una "nicchia" molto speciale nel complesso panorama della cooperazione internazionale che solo alleanze come quella fra Cittadinanza e OMS possono riempire.
Infine associazioni come Cittadinanza possono anche essere partners tecnici della cooperazione con OMS offrendo dunque non solo denaro ma anche expertise tecnico.
Si tratta di un progetto prototipale di grande importanza. In India come in altri paesi in via di sviluppo la assenza di servizi psichiatrici adeguati per numero e per qualità costringe le famiglie a farsi carico dei pazienti psicotici.
Vogliamo dimostrare che le famiglie se sostenute finanziariamente e formate tecnicamente possono offrire un servizio non solo meno costoso di quello offerto dagli ospedali ma anche molto più efficace e rispettoso dei diritti.
Vogliamo fare riflettere le grandi agenzie di finanziamento allo sviluppo (ad esempio la Banca Mondiale) sulla possibilità di riconoscere alle famiglie il diritto di essere un "segmento" formale (e non semplicemente sfruttato) del sistema sanitario. Per essere un segmento formale del sistema sanitario bisogna fruire di due condizioni basilari: il finanziamento e la formazione. Il progetto India vuole dimostrare che è possibile una alleanza decente fra sanità e società civile e che tale alleanza può beneficiare il sistema sanitario, gli utenti e i famigliari .Questa dimostrazione implica una ricerca sui costi (ridotti per il sistema sanitario) e sui benefici (finanziari e di salute per i malati e i famigliari: è l’uovo di Colombo ma per realizzarlo abbiamo dovuto contare sulla generosità di Cittadinanza.
DirettoreDipartimento di Mental Health and Substance Dependence OMS, Ginevra
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Una importante partnership quella tra Cittadinanza Onlus e l’OMS: è quanto ha dichiarato Benedetto Saraceno nell’incontro che abbiamo organizzato a Rimini il 12 novembre. Il responsabile del Dipartimento di Salute Mentale dell’OMS ha sottolineato l’utilità di alleanze che vedano affiancati soggetti istituzionali (l’OMS è un organismo dell’ONU) e Onlus come Cittadinanza che operano sul campo realizzando progetti di riabilitzione psichiatrica e di intervento psico-sociale nei Paesi in via di sviluppo.
All’OMS è affidato il compito istituzionale di indirizzare i governi e di sollecitare uno sforzo maggiore per avviare programmi di salute mentale.
Le organizzazioni del volontariato devono invece poter proseguire con risorse adeguate nell’impegno per migliorare la qualità della vita dei malati che, in particolare nei Paesi poveri, si trovano in condizioni difficilissime.
Molti e interessanti i dati forniti dal che ha definito i contorni di un problema dalle dimensioni spesso sottovalutate.
Nel mondo, le malattie attribuibili a disordini mentali, neurologici e derivanti da abuso di sostanze è in aumento: dal 12,3% nel 2000 al 16,4% previsto nel 2020. Sono oltre 450 milioni le persone al mondo affette da questi disturbi, delle quali 200 milioni non vengono assistite da alcun servizio di salute mentale.
Nel corso dell’incontro, al quale hanno partecipato 120 tra operatori del settore e istituzioni,
Per una conferma che il proprio operato è importante e utile. Per tutti i presenti la consapevolezza che qualcosa si può e si deve fare per contribuire alla soluzione di un problema tanto grande.