TRATTA DI ESSERI UMANI: ANCHE LA BIELORUSSIA è UNO DEI PAESI DI ORIGINE E DESTINAZIONE

ROMA – "La tratta di esseri umani, in particolare di donne e bambini, non è un fenomeno nuovo nei paesi ex comunisti. Dodici ani fa, l’apertura di questi paesi non ha portato solo speranze di libertà e democrazia a molti, ma anche delusione e sofferenze ad altri": lo ha affermato Altin Hazizaj, rappresentante del CRCA (Children’s Human Rights Centre of Albania), intervenendo al Convegno Internazionale "Da est a ovest: l’odissea dei bambini vittime di tratta e prostituzione", promosso dall’ECPAT e svoltosi stamattina presso Palazzo Marini. "Dodici anni di cambiamenti in tutta la regione, molti conflitti non risolti, la povertà e l’immigrazione – ha proseguito Haizaj – hanno dato vita a nuovi fenomeni, che hanno toccato il bene più importante nella vita dell’uomo: la libertà". Proprio quel sogno di libertà e di ricchezza che ha spinto tanti uomini, donne e bambini a lasciare il proprio paese, li ha poi consegnati nelle mani dei trafficanti: "i trafficanti sono sempre più ricchi, capaci di influire su politici, poliziotti, personale della dogana e sistema giudiziario", ha riferito Hazizaj. Per quanto riguarda in particolare il suo Paese, l’Albania, "le bande criminali non hanno avuto difficoltà a tessere legami con la mafia italiana, e per molti anni la polizia albanese non ha fermato i gommoni che arrivavano illegalmente sulle coste italiane". Destinazioni privilegiate sono naturalmente le vicine Italia e Grecia: "oggi sono più di 400.000 gli Albanesi in Grecia e oltre 100.000 in Italia. questi enormi spostamenti di popolazione hanno facilitato la tratta di minori". Questi, non diversamente dagli adulti, sono reclutati soprattutto tramite la promessa ingannevole di un lavoro e di facili guadagni, mentre ciò che li aspetta è in molti casi una vita sulla strada, come mendicanti, lavavetri o, nel peggiore dei casi, schiavi del sesso. Limitato e inefficace, fino a pochi anni fa, il ruolo delle ONG albanesi: "fino al 2000 – ha riferito ancora Hazizaj – il tempo e i fondi a loro disposizione erano spesi per la discussione del problema, la pianificazione strategica, le campagne di sensibilizzazione: ciononostante, la tratta è continuata. Le ONG hanno iniziato a concentrarsi sul lato sociale del problema solo quando i bambini e le donne vittime di tratta hanno cominciato a tornare nel proprio paese d’origine".

Attività di prevenzione e contrasto della tratta di bambini e adolescenti sono state promosse, negli ultimi anni, in Estonia, sia dal governo che dalle ONG locali: è quanto ha riferito Malle Roomeldi, rappresentante di Ecpat-Estonia, ricordando innanzitutto la ratifica, nel giugno 2004, da parte del Parlamento, del Protocollo aggiuntivo della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia, in riferimento alla prostituzione e alla pornografia infantili. "In seguito a questa ratifica – ha riferito Roomeldi – il piano d’azione strategico approvato dal governo per il 2005 promuoverà attività tese a migliorare la situazione dei gruppi target. Quest’anno sarà inoltre elaborato il Programma di Protezione dei Bambini, mentre l’OIM e alcuni esperti locali estoni sono attualmente impegnati nella preparazione di un manuale per gli assistenti sociali che si occupano di lotta alla tratta di esseri umani. Allo stesso tempo, un numero crescente di nostri magistrati si sta specializzando nella tematica dell’infanzia". Un altro importante provvedimento recente riguarda i bambini migranti non accompagnati: "Nell’ambito della cooperazione del Consiglio degli Stati Baltici – ha riferito ancora Roomeldi – gli stati hanno deciso di creare un ufficio di contatto per i minori non accompagnati trovati in un altro paese. Così, se un bambino estone verrà trovato da solo in un paese straniero, sarà possibile rivolgersi a una persona, affinché lo assista". Tra gli ostacoli principali che si frappongono a questo crescente lavoro, Roomeldi ha indicato "il fatto che la tematica sia di competenza di vari ministeri (Istruzione, Interno, Giustizia e Affari esteri)" e, in particolare, "l’inadeguata definizione delle responsabilità e la carenza dei dati sulle dimensioni del problema". (cl)

Fonte:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *