Siamo ancora liberi di pensare? Pensiamoci su

Caro Barenghi, ti scrivo a proposito della situazione che è venuta a crearsi con la liberazione di Simona Pari e Simona Torretta. In questi pochi giorni di confusione (dove sono state liberate, accolte, ascoltate, difese, accusate?) abbiamo avuto una riconferma di come, a livello mediatico, il nostro paese sia sotto una malcelata dittatura. Al rientro dei tre ostaggi colleghi di Quattrocchi, il Vespa di turno, con tutti i media al seguito, non ha fatto mancare loro largo spazio per spiegare agli italiani quanto sia sacrosanta e giusta la presenza del nostro esercito in Iraq, paese controllato dai terroristi. Ora che queste due ragazze, nonostante il sequestro e la prigionia, hanno altre parole da spendere circa la guerra e la realtà che quest’ultima ha creato (realtà, com’è ovvio, fatta di sangue, dolore e lacrime), televisioni e giornali si guardano bene dal concedere loro anche il minimo risalto, se non per criticarle ed accusarle di mancanza di riconoscenza nei confronti del governo. Governo che, peraltro, è responsabile in pieno delle atrocità di cui, queste due ragazze, sono state testimoni diretti prima del sequestro. Detto in parole povere sono scomode, loro e quello che hanno visto e hanno da dire. Risultato: della conferenza durante la quale hanno condannato il terrorismo, ma appoggiato moralmente la resistenza, è stata trasmessa solo la parte in cui ringraziavano autorità varie. Viene reso noto solo ciò che può essere reso noto. Questa è censura. E la censura altro non è se non un chiaro sintomo di un sistema dittatoriale. Certo, siamo liberi di uscire, di viaggiare, di muoverci. Ma siamo liberidi pensare? Questa è la dittatura del nuovo millennio? Prova a pensarci.

Non c’è dubbio che il trattamento mediatico riservato alle due Simone sia stato (e ancora sia) molto diverso rispetto ad altri ostaggi liberati. Non solo le varie trasmissioni televisive le hanno fatte parlare pochissimo o per niente, non solo si è respirato nell’aria un clima di diffidenza e sorda ostilità per queste due ragazze che prima non hanno ringraziato Berlusconi e la Croce rossa e poi hanno addirittura avuto l’ardire di chiedere il ritiro delle nostre truppe e di schierarsi a favore della resistenza irachena, differenziandola con estrema chiarezza dal terrorismo. Ma si è andati oltre, non tanto in televisione quanto sui giornali schierati col centrodestra. Su quelle pagine non abbiamo letto semplicemente duri attacchi politici alle idee delle due Simone, abbiamo letto allusioni, per niente velate e anzi piuttosto pesanti, fino all’ipotesi che il sequestro fosse una messa in scena per finanziare il «Ponte per». Hai ragione, quelle due sono scomode, tanto più scomode perché in queste settimane di prigionia in Iraq sono diventate due personaggi pubblici, l’intero paese è stato in ansia per loro, una buona parte di questo paese è sensibile a quel che dicono perché sente che lo dicono con la consapevolezza di chi conosce bene la situazione di quel paese, tanto bene da averla subita sulla propria pelle. Ne deduci che siamo di fronte a un regime che censura l’informazione, la gestisce a suo piacimento e ci fornisce solo quel che gli fa comodo, limitando la nostra conoscenza e dunque impedendoci di pensare. è questa la moderna dittatura? La parola ha un significato così forte, carico di tragedie, che si fa fatica ad associarla con la nostra vita tutto sommato libera. Uno che, come scrivi tu, può uscire, viaggiare, muoversi, e -aggiungo io – leggere i giornali e i libri, scegliere tra mille canali radio e televisivi, vedere i film che lo incuriosiscono, visitare una mostra, telefonare, comunicare in internet e così via, non è certo uno che vive sotto dittatura. Tuttavia, non sono molti coloro che fanno (o possono fare) tutte queste belle cose, per ragioni sociali, culturali, economiche. Una buona fetta degli italiani (e degli occidentali in genere) si informa, quindi conosce, attraverso pochi mezzi di comunicazione, le televisioni nazionali ne sono il principale. E qui una sorta di dittatura del pensiero (fatte salve le pochissime isole di libertà) in effetti esiste, viene trasmessa. Resta da capire se viene anche ricevuta, se cioè milioni e milioni di persone non sono più libere di valutare, distinguere, farsi una propria opinione. Pensare. Se così fosse, allora sì che saremmo sotto la dittatura del nuovo millennio. Non lo siamo ma non è detto che non lo saremo. Oppure ci siamo già così tanto sprofondati che non ce ne accorgiamo nemmeno? (bella domanda).

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *