RITORNANO LE POESIE DI SILVANA PAGELLA: si ritorna dalle vacanze…..accompagnati dal suono della cetra

Tema d’un trovatello

Ero ancora
un frugoletto,
allorché
mi chiesi,
per la prima volta:
" Esiste veramente l’amore,
e se esiste dov’è? "

Avevo
circa tre anni,
allorquando
compresi e dissi
a me stesso,
guardandomi
allo specchio:
" Tu resterai sempre
un trovatello!"

Arrivai
all’età di sei anni,
quando
le mie infantili speranze
di avere una famigliola
ed un proprio nido
svanirono nel tutto,
mescolate
alle mie forze
dei giochi.

Ma nonostante
tutto ciò,
trovai in me
la volontà d’animo
di dire al Signore:
" Io perdono,
con il Tuo amore,
la mia mamma,
anche se m’ha lasciato
disperso nel mondo,
e farò di tutto
per cercarla
e per trovarla! "

Quando
il sole declina
contemplo
quella particella
di cielo
illuminata
da un insolito tramonto.

È, pure, l’occaso dei tormenti,
dove le nostre pene
ardono e svaniscono
al di là delle montagne;
al di là
di quell’area erubescente.

È l’occaso dei dolori,
dove brillano nuove speranze,
ove s’accendono un’infinità
di desideri,
covati nei nostri cuori
e nelle nostre menti.

Le angosce sfumano,
i gemiti si sciolgono
in quell’Ovest di fiamma
che indora ogni terra
d’una luce gaudiosa
ed eterna.

Questa lucerna
ha un’altra dimensione:
sarà la grande luce
della nostra terza vita.

Laggiù,
da quel punto infinito
nasce la gelida nebbia
che ci avvolge
nell’appannamento,
ma dove c’è la volontà
di vivere
non esiste mai l’oscurità.

Sull’infinito oceano,
nell’ora dell’occaso,
spunta il terrore
di affondare,
ma sul bastimento
della fiducia
in se stessi
e dell’autostima,
non si teme l’abisso.

Sull’infinita vetta
dell’Everest
che pare pungere
il cielo
sta la nostra vita
coi suoi destini
negativi e positivi,
ma dove regna l’amore
vero ed assoluto
ogni delusione svanisce
e sgorgano parole
che elargiscono segni
profondamente meri.

Pur
nella mia disabilità
non lieve,
talvolta,
è ugualmente
tutto splendente
ciò che mi circonda.
Perché tutto
ciò è vita,
ed io stessa
appartengo
alla vita.

Il firmamento
senza sole
porta
la soave nostalgia
del sereno.

L’intelletto
senza musica
assapora
la dolce mancanza
della poesia.

Il cuore
triste e solo
avverte
la deliziosa nostalgia
dell’amore.

Ogni mamma
col piccolo lontano
si sente
vuota
e smarrita.

Tutti gli uomini
perduti dell’oscurità
percepiscono
la mancanza
dell’autostima.

Pensieri un’ex drogata

Desideravo scordare
la mia sfumata infanzia,
la mia triste adolescenza,
la disunita mia famiglia
e me ne andavo lontano
alla ricerca del mistero,
ignorando ciò che consiglia
la Legge della natura.

Non ascoltavo nessuno,
pensavo che il mondo
fosse amaro solo con me,
che tutti gioissero
più di me;
per questo vissi
con l’ipocrita eroina,
ma non trovai
felicità assoluta.

Fortunatamente,
una sera estiva
venni a contatto
con un’esile
ed indifesa creatura.
Mi disse:
" Sorella,
io ti amo.
Ti amo,
perché la vita è bella,
nonostante tutto."

Io l’ascolta
per la prima volta,
e per la prima volta
risposi, non so come:
" Anch’io ti amo."
In quel prestigio istante
sentì splendere tutta
la verità e la felicità.

A mia mamma

Silenzio,
mi guardo intorno,
non vedo più
ombre di delusioni,
non più sento
ombre di mani
che fanno male.

Vedo
un’ombra amica
che olezza
soltanto d’amore,
vedo
una sagoma dolcissima;
ma non metafisica.

Tacio
e mi guardo,
ancora,
attorno,
e trovo,
a me, accanto
l’ombra amica,
malinconica,
ma pur,
sorridente e sincera
di mia madre.

Il mio cielo è mero;
il mio sole
non ha più timore
di ombre maligne.

L’ombra della procella
è distante anni luce,
l’ombra delle delusioni
è, ora, invisibile.

Ha vinto il sereno!

Il mio firmamento
S’oscurerà ancora.
Lo so.

Il mio sole
avrà ancora paura.
Lo so.

Ed il mio intelletto
sarà ancora turbato.
Non lo ignoro.

Ma attualmente
quell’ombra del dolore
è invisibile.

Oggi,
il sole dell’anima mia
illumina dolcemente
i miei versi.

Alla nonna Angela

Grazie, nonna,
e grazie al buon Dio
che ti ha permesso
d’essermi accanto
sul lungo treno
dell’O.F.T.A.L.

Grazie, nonna,
della compagnia,
degli interminabili dialoghi
che m’hanno aiutata
a rompere la monotonia
della strada ferrata.

Ti ricordi, nonna,
quanti pellegrini
viaggiavano
con me,
e come me
pieni di fede
e di speranza?

Sei ancora
carica di commozione
per l’amore e la carità
che, per me, avevano
certe Dame e Barellieri?

E rammenti
i soavi canti al Creatore,
al cristo fratello
ed alla Mamma Celeste:
dispensatrice di Bene?

Com’era bello, nonna,
vivere laggiù;
dove tutto
si trasformava
in serenità
ed in dolcezza,
dove ognuno
scordava
le ricchezze materiali.

Sono certa, nonna,
che, come me,
ricorderai tutto
perché
anche tu,
pur morta da tempo,
eri a Lourdes, con me;
eri nel mio cuore,
dove ogni battito
era colmo di spiritualità!

Cielo,
qual è il tuo umore
in questa
armoniosa serata
frizzante e settembrina?

A cosa
pensi di triste,
allorché
nella brezza marina
non c’è altro
che olezzo di bonaccia?

Cielo,
perché trema
il tuo manto,
punteggiato di stelle,
in questa notte
in cui i cuori degli uomini
palpitano lieti
alla tua atmosfera?

Non lacrimare più,
cielo:
questa è stata
una giornata d’amore,
non di procella.
Questa è una sera
che gl’intelletti umani
hanno pensato
al disarmo!

Lettera d’un ex drogato

Carissimi giovani,

vi amo e vi voglio
tutti vicini
al mio cuore
che tanto
ha sofferto.
Giovani,
vi scrivo
i pensieri del mio animo,
le mancate carezze
della mia infanzia
e della mia ribelle giovinezza,
i momenti d’incubi
tra la crudele droga
ed il dolore
dei miei cari,
( soltanto la notte
mi era compagna).
Ma desidero, pure,
descrivervi
i giorni di luce,
gli attimi di gioia
tra la sincera amicizia
e la sacra natura
che mi salvarono
con il loro amore
da quell’illusoria speranza.

Ora ho ripreso a vivere,
e per me;
ora tutto è adorabile.
Dialogo coi fiori,
con le farfalle,
col sole,
con la luna
e le minuscole stelle
che mi donarono
la forza leale
d’assaporare
il profondo pentimento
e d’andare
incontro alla vita
con una nuova mentalità.

Giovane donna,
tu reggi
dentro di te,
una particella di te:
la tua adorata creatura
che con tante lacrime
metterai alla luce.

Futura madre,
tu stai formando
il tuo prezioso frutto
della stessa sostanza
del tuo sangue;
ora, minuscola
quanto una prugna.

Mammina,
sei, dunque,
in attesa
da solo tre settimane;
ma già sogni e prevedi
di essere giunta
al nono mese,
di cullare
la tua rosea baffuletta
che amerai più
di te stessa,
e la tua lunga
e responsabile strada
di genitrice.

Vita d’una trovatella

Non ho mai
avuto una famiglia,
ho sempre sentito dolori
nel fisico
e nel cuore,
non ricordo
di avere goduto
la mia breve infanzia,
ho vissuto molto tempo
senza l’amore.

…..Eppure,
nonostante ciò,
ho sempre sperato
in un limpido giorno
d’amore,
ho sempre atteso
che il raggio divino
splendesse su di me.

Ho sognato,
ho aspettato a lungo,
ma non invano.
Anni son trascorsi;
sono donna ormai,
ho l’uomo che mi ama,
ho la mia casa piccola,
ma adorata.

…..ed ora, porto
dentro di me
il mio frutto:
adesso minuscolo
come un lampone,
che fra meno
di nove mesi
stringerò,
amorevolmente,
nelle mie braccia
e che mai
abbandonerò!

È l’alba
del tuo più limpido giorno:
tu sei lì,
che dormi,
un poco ansiosa,
ma il fiore d’arancio
ti desta,
colmando il tuo cuore
di fresca purezza.
Ti sussurra dolcemente:
"Sposa,
oggi inizi
la tua nuova vita d’amore.
Bianca ed ilare sposa
sei come il tiepido astro argento,
t’auguro tanta pace
e molta serenità
nell’animo,
e parecchio amore
da trasmettere
a lui
e da ricevere.

L’ora è suonata;
è tardi,
alzati e pensa
a questo giorno
così luminoso
della tua vita
che ti attende
in un incanto
di fiducia".

Come una tenera
"Crocerossina",
sotto
quel velo color del cielo,
piamente
preghi, sorridi, canti,
accarezzi ed ami
colui che soffre,
coloro che si disperano,
colei che necessita
di tanto affetto.

Come
una vedetta del Signore,
illumini
quella Terra
ove non risuona altro
che l’arricciabile eco
dell’ "Ave Maria",
mentre
nelle tue iridi
vedi, ovunque,
il Dio dolente.

Come
una stella caduta dall’etere
è il tuo cuore
donatore
di tanta speranza,
di tanta gioia
e di tanto conforto,
ed il Cristo
ti sussurrerà:
"Grazie, sorella".

Nonna
sei sempre viva
e vicina
che per te
dedicai,
con grande amore,
il mio primo libro
di sonetti;
ma talvolta
ti sento,
incredibilmente,
lontana e taciturna.
Nonna
sei un assoluto mistero,
sei nel più inespugnabile
e nel più immenso enigma
con gli angeli ed i santi,
con Dio,
ma io so che sei esistita
perché ti ricordo,
perché m’hai amata
e mi ami tuttora,
perché in un’altra dimensione
m’è sempre solidale
la tua presenza.

Una minuscola viola,
sull’immenso tappeto verde,
commentò se stessa:
" Ho un delizioso profumo
di lindezza,
ma assai breve
è la mia esistenza.
Servo soltanto
ad annunciare
la stagione fiorente.
Pazienza!
M’accontenterò,
semplicemente,
della lieve carezza
della frizzante brezza
e del vivace sguardo
d’un frugolettino."

Una foglia,
dall’alto ramo
d’una quercia
pensò, dicendo
alla sua maestosa pianta:
" Presto inizierà il freddo
e l’autunno avanzerà.
Anch’io al par delle rondini
che mirano verso i tropici,
me ne andrò.
Le rondini ritorneranno,
nella prossima primavera,
mentre io non più tornerò!"

Culla
che dondoli
con infinita dolcezza.

Cuna
che emetti
suoni e canti soavi.

Culla
che accompagni
il neonato

nel regno magico delle fiabe,
inducendolo a sognare
non so cosa;

ma qualcosa di meraviglioso
che quaggiù non esiste
di certo.

Lettino mobile
ornato di veli
e di trina

che proteggi
la piccola creatura
rosea e dormiente.

Culla
in vimine,
od in legno,

od in ferro battuto:
culla che un giorno
lontano

hai dondolato
e ninnato
anche me.

Un giorno,
una raggiosa fanciulla
di zucchero
s’affacciò
alla finestra
della sua villetta
di crema.

Vide
un giovane principe
di cioccolato
accanto alla porta
della sua reggia
di marzapane.

Le mormorò:
" Quanto sei splendida.
Sei proprio la sposa
che sognavo!
Entrerai nel mio castello
ed impasteremo
tanti figlioletti
di zucchero,
di crema,
di cioccolato
e di marzapane."

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *