Il Bangladesh «affoga»: venti milioni senza cibo

A quasi venti giorni dalle tremende piogge che hanno flagellato il Bangladesh e che hanno provocato la morte di centinaia di persone, l’emergenza in tutto il Paese continua. Anzi, per certi aspetti appare sempre più grave, man mano che i giorni scorrono, tanto che si è ormai a rischio carestia. Ieri il ministro per l’alimentazione e i soccorsi Chowdhury Kamal Ibne Yousuf che si sta occupando dell’arrivo degli aiuti umanitari ha lanciato alla comunità internazionale un accorato appello. «A un mese dalle inondazioni – ha detto l’esponente del governo del Bangladesh -, sono fra i 20 e i 30 milioni le persone che hanno bisogno di aiuti alimentari». Il ministro ha anche promesso che tutte le persone che sono rimaste vittime della calamità che si è abbattuta saranno aiutate, anche perché nel Bangladesh, che è un Paese prevalentemente agricolo, il prossimo raccolto di riso avverrà fra non meno di cinque mesi. Yousuf ha fatto anche sapere che riceverà entro due settimane un bilancio complessivo dei danni provocati dalle inondazioni mentre dalla capitale, Dacca, si avanza un primo resoconto che si aggira intorno ai 6,6 miliardi di dollari. Le inondazioni che hanno colpito il Bangladesh quest’anno hanno provocato 30 milioni di feriti e 600 morti: un conto più grave si era registrato solo nel 1998, quando rimasero uccise più di 700 persone. Ma non è solo il bisogno di cibo ad essere impellente. è tutto l’apparato sociale che è stato messo in ginocchio. Già perché se il bilancio delle vittime delle piogge a oggi si è fermato, quello relativo ai morti post-alluvione è in continuo aggiornamento. Secondo quanto riferisce l’agenzia Asia News a flagellare ora il Paese sono i problemi sanitari. La mancanza dei più elementari servizi igienici, la distruzione non solo delle abitazioni, ma anche degli ospedali, fa si che la situazione sia ormai al collasso. Per esempio, ben 2.883 gruppi di intervento sanitari stanno lavorando nell’area per combattere una grave forma di diarrea. Le ong stanno distribuendo tavolette per la purificazione dell’acqua, ma le malattie infettive sono in agguato dietro l’angolo. La distruzione dei raccolti e di tutte le infrastrutture di pubblica utilità (scuole, ambulatori, negozi) rischiano di far crescere ancora di più la povertà nel Paese, con tutte le conseguenze che questa può avere sulle persone. L’agenzia di aiuti umanitari delle Nazioni Unite (U.N. World Food Programme) ha dichiarato che il Bangladesh necessita di imponenti aiuti per la ricostruzione del Paese. Secondo una stima effettuata, appunto, dall’agenzia dell’Onu, i danni ammontano a circa 7 miliardi di dollari. L’Unicef ha lanciato ieri un appello umanitario per una raccolta fondi a sostegno della popolazione in difficoltà. «Occorre un’immediata disponibilità di fondi – hanno detto all’Unicef – per inviare milioni di compresse per rendere l’acqua potabile, scorte di medicinali contro le malattie proliferate nella zona e generi alimentari per la prima infanzia». I 13 milioni di dollari messi a disposizione dall’agenzia Onu per l’emergenza in Bangladesh saranno fra l’altro destinati ad interventi sanitari ed alimentari, alla fornitura di acqua, per le condizioni igienico sanitarie, a sostegno dell’istruzione e alla tutela dei bambini a rischio.

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