37 ragazzi sudanesi, tra i 20 e i 35 anni, sono a bordo del mercantile tedesco dal 20 giugno – paradossalmente giornata internazionale del rifugiato – dopo essere stati tratti in salvo da un naufragio. Dichiarano di essere scappati dal Darfur, fuggendo dalla guerra e dalle atrocità che imperversano in quella regione per cercare protezione in Europa.
E questo è sufficiente per considerarli come richiedenti asilo.
Il mercantile è bloccato dal primo luglio in acque internazionali, non avendo ottenuto dalle autorità italiane l’autorizzazione ad attraccare sulle coste nazionali.
Il comandante del Cap Anamur sostiene che il salvataggio dei 37 ragazzi sudanesi è avvenuto a 180 miglia dalla costa maltese e a 100 miglia da quella di Lampedusa, come testimoniano il diario di bordo, il tracciato delle carte nautiche e i filmati girati durante il salvataggio del 20 giugno.
Secondo Medici Senza Frontiere le condizioni fisiche dei ragazzi non sono molto gravi. Soffrono dei postumi di un viaggio disperato e di un naufragio: dolori muscolari, gastrite, problemi intestinali.
Quello che desta maggiormente preoccupazione è la loro condizione psicologica. L’infermiera a bordo del mercantile sostiene che iniziano a esserci casi preoccupanti. Tutti i 37 cittadini sudanesi sono molto provati dall’attuale condizione.
Cercano protezione e non sanno nulla di quello che sta accadendo.
Sono sfuggiti dalla guerra e si ritrovano terrorizzati dagli elicotteri che costantemente sorvolano il mercantile, circondato anche da motovedette.
Il 2 luglio alle ore 11, dal porto di Sciacca, è salpata un’imbarcazione con a bordo una delegazione composta da Lillo Micciché (deputato regionale nel Consiglio Regionale della Sicilia), Fulvio Vassallo (ICS), Avv. Anna Loro (ASGI), Emilia Tornatore (Emergency Sicilia) e un videomaker al fine di monitorare la situazione dal punto di vista umanitario. Sono stati consegnati viveri e acqua potabile.
Una nuova missione è prevista nei prossimi giorni.
Dal 6 luglio nel pomeriggio inizierà un presidio a staffetta delle organizzazioni di tutela del diritto di asilo e umanitarie nel porto di Porto Empedocle.
Mentre al Senato si sta preparando un’interrogazione parlamentare sull’intera vicenda, stanno arrivando già numerose le adesioni all’appello che segue.
La pratica generalizzata dei respingimenti alla frontiera – adesso anche ai limiti delle acque internazionali – vanifica il diritto di asilo previsto dalla Convenzione di Ginevra, dalla Carta di Nizza e dalla Costituzione italiana.
La vicenda ancora in corso della nave tedesca Cap Anamur – carica di profughi sudanesi salvati in mare, bloccata al largo delle coste siciliane ed alla quale viene negato persino il diritto di attraccare in un porto italiano – dimostra ancora una volta come le autorità italiane considerino i profughi, potenziali richiedenti asilo, come immigrati clandestini da criminalizzare o, peggio, come possibili terroristi.
Quanto avviene in questi giorni nel Canale di Sicilia, luogo di stragi continue e di esercitazioni militari, è conseguenza diretta dei nuovi accordi di cooperazione e di riammissione, oggetto di direttive all’interno della Unione Europea allargata (anche a Malta e a Cipro) e regolati da intese di vario tipo con i Paesi di transito o di provenienza: del Nord-Africa (come l’Egitto, la Libia, la Tunisia, l’Algeria, il Marocco), dell’Europa orientale (come l’Albania, la Moldavia e l’Ucraina), dell’estremo oriente (come lo Sri-Lanka, il Pakistan o l’Arabia Saudita).
Tutti questi Paesi non garantiscono il riconoscimento effettivo del diritto di asilo previsto dalle Convenzioni internazionali e dalle Costituzioni nazionali.
In base a questi accordi – che sono adesso invocati dal Governo italiano per negare l’ingresso della Cap Anamur nelle acque territoriali e per negare il diritto di asilo ai profughi che vi sono imbarcati – si limita drasticamente l’accesso alla procedura d’asilo. Si diffondono procedure sommarie e luoghi di detenzione amministrativa anche per i richiedenti asilo.
Si creano centri di trattenimento forzato per migranti irregolari già nei paesi di transito.
E si inventano anche nuovi centri di detenzione temporanea "galleggianti" in acque internazionali per richiedenti asilo ai quali non si riconosce neppure l’accesso alla procedura.
Luoghi al di fuori del diritto internazionale e del diritto umanitario, come è in questo momento la nave tedesca Cap Anamur a seguito delle decisioni di chiusura assunte dal Governo italiano.
Lo stesso Governo che non è stato ancora capace di fare approvare una normativa organica sull’asilo e la protezione umanitaria, rimandando ancora l’attuazione all’art.10 della Costituzione italiana.
Lo stesso governo che non ha ancora emanato i regolamenti di attuazione della legge Bossi-Fini, affidando esclusivamente alla discrezionalità dell’autorità di polizia la gestione del contrasto dell’immigrazione clandestina e la delicata questione dell?ammissione in procedura dei potenziali richiedenti asilo, costretti all’immigrazione clandestina.
Chiediamo per tutte queste ragioni:
Che sia consentito immediatamente l’attracco della nave Cap Anamur in un porto italiano. E questo per ragioni umanitarie e di diritto internazionale.
Che, come previsto dal regolamento comunitario Dublino II, n.343 del 2003, l’Italia conceda il diritto di asilo ai profughi che sono stati salvati da questa nave.
Che si verifichino in tutti i Paesi di transito (anche nei Paesi di nuova ammissione nella Unione Europea, come Malta) le condizioni di accoglienza e di effettivo accesso alla procedura di tutti i potenziali richiedenti asilo, in fuga da guerre e conflitti etnici
Che il Parlamento italiano approvi al più presto la nuova legge sul diritto di asilo e sul regime di protezione umanitaria, abolendo la detenzione amministrativa dei potenziali richiedenti asilo
Che il Governo italiano sblocchi i lavori della Commissione centrale i cui ritardi costituiscono un’ulteriore negazione sostanziale del diritto di asiloin Italia.
Che – al fine di un più rapido riconoscimento del diritto di asilo o per il rilascio della "raccomandazione" per il rilascio di un permesso di soggiorno per motivi umanitari – la Commissione centrale conduca le audizioni dei richiedenti asilo in sede decentrata, come previsto dall’ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri del 6 settembre 2002