Senza titolo

Arrivano a piccoli gruppi, tuffandosi nella penombra dell’ampio androne alla ricerca di riparo dalla canicola. Il pomeriggio è afoso e la frescura del teatro Politeama Greco sembra un’oasi nel deserto a chi ha fatto la strada a piedi. Così dovrebbe essere, per i cristiani e per le parrocchie, la domenica. E al centro della domenica, il suo cuore, cioè la celebrazione eucaristica. Ma la domanda con cui inizia il convegno unitario degli Uffici catechistici, liturgici e Caritas della Cei è proprio questa: "La parrocchia vive la domenica?". A dire il vero, il tema del simposio, che riunisce nel capoluogo salentino circa 800 direttori dei tre ambiti, suona come un’affermazione. Ma il punto interrogativo che l’arcivescovo di Lecce Cosmo Franvesco Ruppi aggiunge nel suo saluto iniziale diventa un invito alla riflessione. Allo stesso modo di quelli aggiunti dal vescovo di Reggio Emilia, Adriano Caprioli, intervenuto subito dopo. "Perchè la domenica?", chiede il presidente della Commissione episcopale per la liturgia. "Perchè vivere la domenica in parrocchia? è anzitutto la parrocchia che vive la domenica, o è la domenica che fa vivere e ritrovare la parrocchia?" Domande alle quali il convegno unitario, fino a giovedì, dovrà  tentare di fornire risposta. Soprattutto in presenza di quello che monsignor Ruppi definisce "il rapido sfaldarsi del senso della domenica e della sua centralità  nella vita dei cristiani" e che lo stesso monsignor Caprioli qualifica come "allentamento del vincolo parrocchiale" o cambiamento del rapporto parrocchia- territorio. E allora che cosa si può fare? La prima risposta la fornisce l’arcivescovo di Taranto, Benigno Papa. "Ricentrare sul mistero della Pasqua – monsignor Papa – la catechesi, la liturgia e la carità . Alle sue spalle, sul palcoscenico, una gigantografia mostra i particolari della "Cena in Emmaus" di Caravaggio. Così, quasi ispirandosi al dipinto, monsignor Papa spiega: "Mi riferisco al Mistero pasquale non come semplice dato r ivelato, ma a quello che ci viene vivamente ripresentato nella liturgia sacramentale e soprattutto nella celebrazione dell’Eucaristia, cuore della domenica". Così facendo si fa in modo che "l’annuncio e la catechesi non finiscano per essere percepite come la comunicazione di un contenuto ideologico, che la liturgia non scivoli nella ritualità  devozionale e la carità  non finisca per essere considerata come una vaga attività  filantropica".
In sostanza, aggiunge monsignor Papa, la parrocchia è chiamata a mostrare ogni domenica "il suo volto di comunità  pasquale". E ciò si esprime sia nel momento della celebrazione comunitaria, sia "prestando la dovuta attenzione ai poveri", il che "dona credibilità  alla stessa celebrazione dell’Eucaristia". Sia, infine, con la dimensione della gioia. "La festa cristiana, infatti, non è sinonimo di vacanza o di evasione. Questa maniera di vivere la festa si risolve spesso in stanchezza, noia e frustrazione". Occorre, invece, "pensare a una festa che è riposo fisico e intellettuale, ricco di letizia cristiana e di fraternità , sostanziato di spiritualità . Tutto questo, conclude Papa, dà  sostanza a un giorno che "davvero rompe i ritmi di un tempo scandito in maniera tale da imprigionare l’uomo". E fa diventare la domenica il vero cuore pulsante di tutta la settimana.

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