Pinocchio, pinocchio, burattino di legno.
Così di legno, eppure così fragile, a volte burattino a volte così umano.
Oddio che confusione affacciarsi alla vita; così bella e così varia. Ma come comportarsi? Cosa è meglio? Questo o quello, cosa succede, perché tanta violenza nel mondo, perché tanta falsità? è tutto aggrovigliato.
Da piccola la favola di pinocchio non mi aveva coinvolto molto, se non per il fatto che mia nonna, morta prima che io facessi un anno, ne aveva regalato una copia con tanto amore a mio fratello scrivendogli una dedica, quanto mi è mancata anche lei, ma proprio per questo forse è stata ancora più presente, con gli episodi su di lei che mio padre mi raccontava. Mia nonna ad esempio, anche se le verità non sono mai assolute, non è stata una burattina. All’epoca lei ha preso il riconoscimento come maestra più giovane d’Italia, a 16 anni insegnava.
Io come scolara mi sono sempre sentita una frana, forse mi ci hanno fatto sentire, mi sentivo anche molto brutta, diversa, avevo quegli occhialoni già così piccola e si sa i bambini a volte sono cattivi e mi prendevano sempre in giro.
Eppure adesso penso che quel mio non sentirmi mai all’altezza è stata la mia fortuna. E poi credo che un po’ tutti si siano sentiti come me.
Vi voglio bene anche se a volte non ci sono.
Chissà dove sto? Chissà cosa ci aspetta dietro l’angolo? Potrebbe apparirci la notte! Ma forse ci aspetta qualcosa di meraviglioso! Di strabiliante! Di entusiasmante!
La vita ha tanto miele.
Ciao.
Donatella