di Dario Fo

In un fabulazzo satirico medievale, si racconta della giovane sposa di un ricco mercante che si trova per affari costretto da piu’ di un anno in Medio Oriente, a Jassafath. La donna, che soffre di questa lontananza, supplica il marito perché le permetta di raggiungerlo.

La giovane sposa, dopo alcuni giorni di viaggio in nave, sbarca a Jassafath, abbraccia il marito che la conduce in una casa lussuosa, pranzano, lei avrebbe tante cose da raccontare, vorrebbe sapere dal marito degli affari e della sua vita. Ma il marito, che appare in cattivo stato, non dice parola, nÈ l’ascolta. Alfine vanno a coricarsi. La giovane vorrebbe esprimere la sua gioia con abbracci e giochi amorosi ma l’uomo, appena sdraiato, si addormenta come un sasso. Delusa e anche piuttosto seccata la giovane si leva all’alba, esce dal palazzo e passeggia, andando a caso, per il quartiere. S’imbatte in un mercato stupefacente dove si vende di tutto: scimmie ammaestrate, collane d’oro, serpenti, uccelli che cantano e parlano. Ma la sua curiosità è afferrata da una bancarella dove sono esposti, dentro gabbie di diversa grandezza, organi umani vivi e saltellanti.
In una gabbietta c’è addirittura un fallo rubizzo che danza sui propri testicoli. "Scusate – chiede la giovane sconvolta al mercante – sbaglio o quello strano animale ha tutta l’aria di essere un attributo maschile vivente?"
"Signora – risponde il mercante con un sorriso accattivante – le garantisco che quell’animale, dell’attributo in questione possiede non solo l’aria ma anche la sostanza!" "Ah si’? Ed è in vendita?"
"Certo, e a buon prezzo, pur essendo nuovo di zecca"
"Ma per farne che?"
"Si puo’ applicare al proprio amante o al proprio marito previa falciatura del fallo usato." La sposa resta senza fiato. Il venditore le indica altre mercanzie: "Qui abbiamo una collezione di teste veramente eccezionali, osservate questa signora. Sembra la testa di un maragià e faccia caso a come la sta guardando… con che espressione appassionata."
"Ma come si sostituiscono?"
"Gli attributi e il cranio si mozzano con questa speciale spada di cristallo. L’oggetto dello scambio non sentirà alcun dolore: via la testa, via il fallo, si applica la merce nuova. Testa e fallo attecchiscono all’istante… attenta solo signora a non confondervi nell’innesto."
"Li compero!" grida la giovane al colmo dell’entusiasmo. Tratta il prezzo, paga e se ne torna a casa con le due gabbie. I due acquisti si agitano, danzano, cantano per far festa alla nuova padrona.
Giunta nella camera da letto la giovane scopre il marito che dorme ancora. Brandisce la spada: la testa vola via e rapidissima sul collo mozzo applica la faccia da maragià. Quindi… ZACH! Via l’attributo… al suo posto ci incolla il fallo scalpitante sulle sfere. Il marito ridimensionato si sveglia all’istante, sorride festoso, abbranca la giovane e la possiede con voluttà esagerata… diremmo alla maniera turcoienamita! Ma il giorno appresso il marito rimontato di fresco esce di casa e torna con due splendide giovani: "Ecco cara queste sono le mie nuove mogli, tu vai in cucina a prepararci il pranzo."
La giovane si indigna, fa le sue giuste rimostranze. Il marito afferra un bastone e la colpisce con violenza… manco fosse un animale. La insulta e la umilia davanti alle nuove spose. La scaraventa in cucina richiudendo la porta.
La giovane scoppia in lacrime, torna dal mercante, gli racconta della sua sciagura. Il mercante la consola: "Nulla è perduto, c’è stato solo un errore al quale si puo’ rimediare con facilità. Nell’innesto, signora, doveva invertire la posizione degli elementi mozzati."
La giovane ritorna a casa. Entra brandendo la spada di cristallo. Il marito sta dormendo stravaccato tra le sue giovani mogli. ZACH, ZACH! Via la testa, via il fallo! Cambio! Il marito appare all’istante con il fallo e bargigli piantati tra le spalle. La faccia completa di naso, occhi, bocca e orecchie incollata al posto del fallo. "Oh, fallace follia!"
Ma tutto funziona a meraviglia. Il marito all’istante si dimostra gentile e accondiscendente: rispettoso delle buone regole della società, del senso della famiglia, rispettoso del costume, delle autorità.
Ebbero tanti figli e vissero felici, contenti e riveriti.

Certo, avrete individuato al volo la morale sarcastica di questo fabulazzo. L’irridere alla logica del normale con l’applauso quasi osceno del capovolto anormale. Ma cio’ che maggiormente stupisce in questa favola è l’incredibile attualità del tema che viene sviluppato, la sua modernità. Qui si dibatte già sull’iperfantastico delle manipolazioni genetiche, sulla morale e l’etica dello scambio d’organi.
E addirittura si sorpassa a piÈ giunti il primo stadio, cioÈ, ad esempio, il progetto di allevare maiali imbottiti di cellule umane onde preparare i loro organi cosi’ da essere trapiantati senza pericolo di rigetto in corpi di uomini. In questo racconto medievale si arriva al trapianto diretto, quasi si accenna alla possibilità di poter disporre di un nostro doppio. E diciamo la verità, chi non freme di gioia all’idea di poter disporre di un proprio clone personale da poter tener in frigorifero per eventuali trapianti di organi senza pericolo di rigetto? Anche se una gran voglia di rigetto (nel senso di vomito) fanno venire quegli scienziati pronti ad ammanirci fratellini senza cervello (non in senso metaforico) da impiegare per trapianti. Non è nÈ un paradosso comico nÈ un lazzo satirico, anche se far satira è il mio mestiere: di fronte a questa ipotesi, ormai ufficiale e caldeggiata da illustri ricercatori, i grandi pensatori non hanno dubbi: sentite cosa scrive il giurista (americano, neanche a dirlo) John Robertson: "L’idea stessa di mettere al mondo un gemello identico da dover allevare come un figlio è una sfida terribile sul piano psicologico e sociale". Ma poi tranquillizza subito noi e le multinazionali che su questo gemello biotecnologico hanno fatto grandi investimenti: basta, suggerisce il bioetico americano "una regolamentazione che tuteli l’interesse del clone, garantendogli un decoroso ambiente familiare e proteggendolo da ogni abuso", soprattutto abusi sessuali, diremmo noi sottraendo rapidi il clone al pedofilo di famiglia. Ve lo immaginate? Il fratellino senza testa, tenuto in frigo, magari nello scomparto delle frattaglie, al riparo da qui pro quo ed errori tecnici tra cui il rischio di finire in pentola, ma disponibile a fornire, su richiesta, reni, fegato, polmoni, cuore e attributi sferici per la riproduzione (chiedo scusa alle signore). Tanto, questi esseri semiviventi, come assicura il re delle clonazioni, il professor Lee Silver, un Frankenstein dell’Università di Princeton, questi cloni acefali sono "esseri privi di qualsiasi parvenza di coscienza, quindi non "persone", tanto che sarebbe perfettamente legale tenerli in vita come risorsa di organi. Oltre che in frigorifero, i preziosi organi gemelli potrebbero essere sistemati in una valigia termica da portare in viaggio come pezzi di ricambio di cui poter disporre subito in caso di infarto, blocco renale o altri incidenti di percorso in agguato. Ti prende l’infarto nel deserto mauritano? Che fai? Pronto! Spalanchi la tua valigetta termica e oplà! Cambio! Basta ricordarsi di portar sempre con sÈ il manuale del buon manipolatore genetico.
Insomma, finiamola con tanti scrupoli: la scienza avanza, le biotecnlogie aprono all’uomo "magnifiche sorti e progressive". E se poi per far questo occorre tenere il fratellino in frigorifero, male di poco: la civiltà e il progresso richiedono qualche vittima. E vogliamo noi essere contro il progresso?
E vogliamo proprio noi rischiare di esser tacciati di bieco oscurantismo genetico? No!
Qui ufficialmente lo dichiariamo: noi siamo fanatici sostenitori del clone, della libera manipolazione genetica, del libero scambio d’organi e del ricambio multiplo per la vita eterna… amen!

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