Senza titolo

Li chiamano , "bambini stregoni", ma non hanno l’aria di essere pericolosi. Si incontrano al mercato, sui marciapiedi, agli incroci delle strade. Vestono abiti logori tenuti assieme dallo spago. Vivono di elemosine, lavoretti saltuari, piccoli furti. Hanno i volti segnati dalla fame e gli occhi annebbiati dalla droga. Sono un esercito silenzioso di "piccoli dannati".
Un esercito di dimensioni spaventose: secondo stime dell’Onu, nella Repubblica Democratica del Congo vivono 70 mila "bambini senza tetto", oltre 30 mila si trovano nella capitale Kinshasa. Quasi tutti sono accusati di stregoneria: un’accusa infamante, da cui non è possibile difendersi. Una sciagura irreparabile che può colpire chiunque, in ogni momento, per il più banale dei motivi.
L’incubo per il piccolo Andrè è iniziato con un incidente domestico. La televisione di famiglia si è rotta. E si è rotta nel peggiore dei modi: durante una partita di calcio. "Mio padre era fuori di sè dalla rabbia: ha cominciato a gridare, mi ha accusato di essere il colpevole del guasto. Diceva che ero un piccolo stregone… Io piangevo, avevo tanta paura". Patrick, 6 anni, invece è stato gettato in strada perché un suo zio ha perso il lavoro: "Mi hanno picchiato per obbligarmi a confessare di aver fatto un maleficio contro di lui". Meli, 12 anni, è stata ritenuta colpevole della morte di sua madre: "Dicevano che ero pericolosa perché avrei potuto uccidere altre persone con la magia nera". Al piccolo Giresse l’accusa di stregoneria è arrivata da un sogno: "Mio padre ha sognato che lo stavo uccidendo, e da un giorno all’altro mi sono trovato fuori di casa".
Oggi a Kinshasa pochi dubitano che la stregoneria infantile esista. Il numero dei bambini abbandonati per i loro presunti poteri occulti aumenta parallelamente all’acuirsi della crisi socio-economica. Non a caso gli provengono sempre da famiglie povere e indigenti, dove spesso la madre è morta o il padre è lontano a combattere (il Congo è teatro di una guerra dimenticata che in 5 anni ha provocato tre milioni e mezzo di morti). E anche quando entrambi i genitori sono presenti, in casa mancano i soldi per il cibo: l’accusa di stregoneria è la scusa per liberarsi di una bocca da sfamare.
Come testimonia Wily Efoko, 30 anni, che ha scacciato di casa il suo unico figlio, 7 anni. "Era un’autentica maledizione", dice, quando andiamo a trovarlo nella sua baracca di lamiere. "Da quando se n’è andato ho smesso di soffrire di mal di testa. Anche i dolori ai piedi sono scomparsi. E ora che mio figlio è lontano, sono sicuro che troverà  presto un lavoro e farà  molti soldi".
Testimonianze simili si raccolgono con sconcertante facilità  a Kinshasa. "La gente è impazzita", testimonia Alain, 31 anni, responsabile del centro per minori abbandonati "Lopango Ya Esengo". "Accusa di stregoneria i piccoli handicappati o epilettici, i figli fragili, timidi o che balbettano. Ma anche i bimbi particolarmente vivaci e intelligenti: basta porre ai genitori una domanda inopportuna per essere sospettati di stregoneria". è un’epidemia di furore superstizioso che distrugge vite giovanissime e sconfina nella follia. Di recente a Mont-Ngafula, un sobborgo della capitale, una piccola folla di persone inferocite ha bruciato vivo un bambino di 8 anni: "Lo accusavano di fare dei sortilegi e di preparare feticci malefici", racconta madame Kisisa Neriette, la madre del bimbo. "Sono stati i nostri vicini di casa ad ammazzarlo: lo hanno cosparso di petrolio, poi gli hanno buttato addosso un fiammifero. Mio figlio gridava, chiedeva pietà . In un attimo è stato avvolto dalle fiamme… Non mi darò mai pace per non essere riuscita a salvarlo".
Una storia agghiacciante e reale, come tante altre che non fanno notizia: "I soprusi e le violenze si ripetono ogni giorno nel silenzio e nell’indifferenza generale", dice Yves Osakanu, 34 anni, avvocato e attivista dell’associazione contro la tortura Acat-Congo. "Purtroppo gli episodi più raccapriccianti restano nascosti perché avvengono tra le mura domestiche".
Il Governo sta tentando di arginare il problema con campagne di informazione e sensibilizzazione, male risorse sono poche e la volontà  insufficiente. Spiega l’avvocato Osakanu: "Ci troviamo a lottare da soli contro l’omertà , la superstizione, l’inerzia delle autorità . E l’ostruzionismo della polizia, che, invece di punire i colpevoli, ostacola il nostro lavoro di denuncia".
A complicare le cose ci sono le sètte cristiane che proliferano a Kinshasa: si tratta di Chiese pentecostali o apocalittiche che mischiano cristianesimo e credenze locali, enfatizzando superstizioni e paure. Usano anche radio e tv per diffondere i loro anatemi contro i "baby stregoni". Gli effetti di questa "caccia alle streghe" non si fanno attendere: molti bambini vengono affidati dai familiari ai pastori delle sètte, affinché possano esorcizzarli dagli spiriti del male. La richiesta d’aiuto viene accolta senza indugi: basta pagare i sacerdoti per il loro lavoro e procurare gli ingredienti necessari per gli esorcismi (ossa di animali, cortecce e radici, penne di uccelli…). I rituali di purificazione sono sempre violenti, talvolta crudeli.
Alcuni bambini hanno raccontato di essere stati reclusi, tenuti sottochiave per settimane, torturati con ferri roventi, obbligati ad assumere dosi massicce di lassativi e farmaci che inducono il vomito. "Menzogne, sono solo menzogne: nessun tipo di violenza viene usata per guarire i piccoli indemoniati", assicura il pastore Onokoko, autoproclamatosi Profeta di Cristo, tra i più rinomati esorcisti di Kinshasa. "In trent’anni di attività  ho salvato oltre 250 bambini destinati sicuramente a bruciare tra le fiamme dell’inferno". Nella sua chiesa-baracca che sorge nel quartiere di Masina, il pastore mostra orgoglioso campioni di diavoli vomitati: un intero gamberone, una conchiglia e persino due pesci-gatto. "Sono usciti dalla bocca dei bambini che erano posseduti", spiega.
Gli scettici sono invitati ad assistere all’esorcismo di una bambina di 11 anni, all’apparenza innocua e timida, che afferma di essere indemoniata e di aver ucciso entrambi i genitori con un sortilegio ("Ho tagliato un ciuffo dei loro capelli mentre dormivano e li ho usati per fare un maleficio: alla mattina erano tutti morti nei loro letti"). Bastano pochi minuti di preghiere e un po’ di acqua benedetta per "liberarla dal diavolo". Dalla bocca esce un pezzo di carne cruda, grande come una noce. L’esorcista lo raccoglie e lo mostra con fierezza: "Il demonio", dice.
Non sempre i rituali di "liberazione" dei piccoli "indemoniati" sono tanto semplici e veloci: "A volte le forze del male ci obbligano a usare tutte le nostre energie spirituali e fisiche per salvare i bambini", spiega Mama Madonsiala, un’altra esorcista di Kinshasa specializzata in stregoneria infantile. La sua chiesa, "La fede di Giobbe", sorge nel povero quartiere di Ngansele, accanto a un piccolo cimitero: qui sono segregati una trentina di bambini, tra i due e i nove anni. Alcuni hanno i capelli rasati "per punizione perché hanno cercato di ribellarsi". Tutti sono visibilmente denutriti e spaventati.
I dignitari della sètta ci permettono di assistere, dietro l’esborso di una generosa mancia, all’esorcismo di un di 10 anni. "Questo è un caso molto difficile: abbiamo contato quattro demoni dentro il suo corpo", spiegano. Dopo una lunga serie di preghiere, la profetessa impone le mani sul capo del bimbo, alza lo sguardo al cielo e comincia a gridare frasi incomprensibili. Attorno a lei, altri adepti della sètta gridano, saltano ripetutamente, cadono in trance. La profetessa lancia un urlo spaventoso, afferra il braccio del bambino, lo strattona con violenza, lo solleva di forza e lo fa cadere nella polvere. L’esorcismo è finito, la tensione si allenta, il bimbo torna rassegnato tra i suoi compagni di sventura. "Ho infuso in lui la parola di Gesù Cristo", spiega Mama Madonsiala, "ma occorreranno altri rituali, ancora più potenti, per sconfiggere i diavoli".
Il recente boom degli non ha lasciato indifferenti alcuni preti cattolici congolesi. "In verità  sfruttano l’ignoranza e la paura della gente per riempire le chiese e raccogliere le offerte", denuncia il giornalista indipendente Michel Yambuya, autore di un’inchiesta sulla stregoneria infantile a Kinshasa. "Usano la superstizione per fare proselitismo e accrescere il proprio potere: un gioco antico e banale che funziona sempre".
Nella parrocchia di Matete, ogni giovedì migliaia di credenti danno vita a una cerimonia impressionante durante la quale accade l’incredibile: gente che urla e piange, che ripete all’infinito frasi rituali, che casca a terra in preda alle convulsioni. Il tutto mentre il sacerdote dispensa benedizioni e danza tra la folla sulle travolgenti note di una band musicale (quattro cantanti, basso, chitarra e batteria). Conclusa la funzione – dopo tre ore di canti, preghiere e invocazioni mistiche – i fedeli portano a benedire sull’altare taniche piene d’acqua, sacchetti di sale e bottiglie di olio. "La protezione funziona solo se si lascia un’offerta in denaro alla chiesa", spiega un giovane parrocchiano. Fuori, sulla piazza vendono sacchetti di sale per esorcismi "San Michele Arcangelo": costano 1.500 franchi congolesi, una piccola fortuna, ma la gente non bada a spese per proteggersi dal male.
Quello degli esorcismi è un business fiorente e appetitoso: alcuni preti congolesi arrivano a inscenare singolari cerimonie di purificazione durante le quali i bambini vengono obbligati a bere infusi caldi preparati con estratti di piante, prima di essere picchiati duramente sulla testa con la Bibbia (i rituali sono ben descritti nel libro , di Paul Delanaye, Editions Le Seneve, 2001).
"Sono pratiche inquietanti, andrebbero stigmatizzate e censurate dai vescovi, ma si tratta comunque di casi isolati che non devono offuscare la straordinaria opera svolta dalla Chiesa in difesa dei bambini", commenta preoccupato un prete europeo che preferisce mantenere l’anonimato. Ha ragione. A Kinshasa sono innumerevoli gli orfanotrofi, i presìdi pediatrici, i rifugi per bambini di strada gestiti – e bene – da religiosi cattolici. Qui gli vengono accolti, nutriti, istruiti, aiutati a reintegrarsi nella società .
Basta fare una visita al centro "Simba Ngai", fondato da padre Daniele Lattuada, per rendersi conto di quanto sia prezioso il lavoro svolto da questi testimoni del Vangelo. " in lingua locale significa "Dammi una mano"", spiega il giovane missionario italiano. "Una richiesta di aiuto che è diventata una parola di speranza". Sono 250 i ragazzi, alcuni giovanissimi, che grazie a questo centro hanno imparato un mestiere e ora possono contare su un lavoro stabile. Tra loro ci sono decine di ragazzini che sono stati scacciati di casa con l’accusa di stregoneria: sono gli ultimi arrivati, i più vulnerabili.
"Fino a dieci anni fa gli erano pressochè sconosciuti a Kinshasa, oggi sono diventati una vera e propria emergenza sociale", dice padre Daniele. "Per ogni bambino che riusciamo ad aiutare, altri mille restano sulla strada… Stiamo cercando di ampliare le nostre strutture di accoglienza, ma miseria e disperazione dilagano ovunque".
Un grido di allarme pienamente condiviso da padre Rodriguez Santiago, missionario spagnolo dei Padri Bianchi, responsabile di un centro di accoglienza per bambini di strada nel povero quartiere di Kisenso: "Non c’è tempo da perdere: ogni giorno sempre più fanciulli abbandonati bussano alla nostra porta in cerca di aiuto". E non basta offrire del cibo e un letto per risolvere i loro problemi. "I bambini hanno subìto traumi psicologici terribili: le loro ferite sono invisibili e possono essere curate solo con l’amore. La sfida più difficile è farli tornare a sorridere".
Mentre ci intratteniamo con il missionario, alcuni bimbi cominciano a battere le mani e a cantare, altri si cimentano in balli improvvisati. è una festa spontanea e contagiosa. Un regalo inatteso, il ricordo più prezioso del nostro viaggio a Kinshasa.

"Basterebbe un euro al giorno per salvare un bambino dalla strada". Padre Daniele Lattuada, giovane e intraprendente missionario dei Padri Bianchi, lancia un appello per aiutare i bimbi accusati di stregoneria. "Vogliamo ospitarli nel nostro centro Simba Ngai di Kinshasa, dove già  assistiamo cinquanta ragazzini abbandonati. è un progetto importante perché toglierebbe i piccoli dalla strada e offrirebbe loro quelle cure e attenzioni necessarie per reintegrarli nella società ". Chi desidera può utilizzare il conto corrente postale n. 19865203 intestato ai missionari, specificando nella causale "Simba Ngai". Informazioni allo 0363/49.681. Email:

Bambini accusati di stregoneria. Rifiutati e isolati per i loro presunti poteri occulti. Torturati da pastori esorcisti, buttati per strada dai genitori, costretti a vivere nella miseria e nella violenza. Malmenati e talvolta uccisi dagli stessi familiari. La mostra fotografica "Figli maledetti" dei Padri Bianchi è una denuncia forte e senza filtri, un doloroso racconto a immagini sull’infanzia tormentata degli "enfants sorciers", i "baby stregoni" del Congo. Ma è anche una testimonianza di speranza sui bambini che hanno ricominciato a vivere grazie all’aiuto dei missionari. La mostra può essere allestita in scuole, biblioteche, parrocchie e centri culturali. Tel. 0363/49.681.

Si chiama Acat (): è un’associazione internazionale cristiana che lotta contro la tortura e i maltrattamenti sui minori. "Il dramma dei bambini accusati di stregoneria è sempre più diffuso un pò in tutto il Continente africano", denuncia l’. "Oltre che nella Repubblica Democratica del Congo, il problema è presente, anche se con forme e dimensioni differenti, in Benin, Nigeria, Liberia, Angola, Sud Africa e Camerun". In tutti questi Paesi gli attivisti dell’associazione offrono ai cosiddetti assistenza psicologica e tutela legale. Per maggiori informazioni si può contattare Acat Congo,email:

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