Torna l’estratto dal diario di Fripp – del 4 marzo 2004.

Dal diario di Robert Fripp del 4 marzo 2004:

Domanda:

RF: La risposta veloce è, no. La risposta più lunga sì, si trova una migliore qualità  del problema.

I mie quattro criteri per il lavoro professionale, applicati in molti anni, sono stati questi:

Applicando questi criteri alla performance di Budapest (ultima data del tour europeo 2003 N.d.T.) in generale, ed al Sig. Incapace in particolare…

1.

La performance dal vivo ( e in un contesto più ampio, la vita di un musicista professionista) mi ha procurato una superba educazione liberale per molti anni. Quando la stessa fondamentale lezione continua a presentarsi, il proprio comprenderlo si approfondisce. Malgrado ciò, arriva un momento in cui uno giudica che una migliore qualità  di problema aspetta di essere affrontata.

2.

Per la mia generazione, non c’era dubbio che la musica ( e specificamente la musica rock) poteva "cambiare il mondo" in meglio; e ascoltare la musica, era di per sè, un contributo significativo. C’era uno spirito del tempo, uno , ed una passione. Così la risposta, storicamente, è sì.

Ma lo spirito si è mosso. La musica rimane disponibile, ma delle sottigliezze sono implicate – siamo noi disponibili alla musica? E queste sottigliezze sono vulnerabili dall’azione grossolana. La performance rock convenzionale è ora sempre più un’operazione di affari & il pubblico pretende diritti del consumatore. Dov’è la comunione tra musica, performer & pubblico?

Complessivamente, la mia risposta attuale è .

3.

Sì, la vita di un musicista lavoratore, ma significativamente meno guadagno che se io trattassi la musica come un business; e non abbastanza per compensare la violazione ed il danno che la famiglia Incapace infligge all’evento della performance; lo scombussolamento delle vite personali (e più ampiamente di affari); e le condizioni di lavoro del musicista in tour.

4.

No. La leggerezza ed un senso di gioco sono componenti essenziali per divertirsi.
Forse leggete il Sig. Incapace di nuovo, sentitelo, e chiedete:

Un approccio alternativo potrebbe essere chiedere:

Non importa molto per me che molte situazioni che circondano la vita del musicista performer professionista sono men che ideali, quando c’è un senso di soddisfazione nel lavoro. La soddisfazione è un innato riconoscimento di valore. La soddisfazione musicale ovvia molta dell’angoscia. Se la maggior parte delle performance fossero vive (come a Città  del Messico) non ci staremmo qui a scambiare commenti.

Una disciplina personale conferisce la capacità  di porsi di fronte a situazioni che si trovano personalmente disagevoli, forse avversioni (o simpatie), e si vivono come difficili; mentre si continua a funzionare onorevolmete. Non ci è chiesto di persistere in situazioni che ci danneggiano e distruggono.

C’è una differenza, poi, tra il tenere noi stessi di fronte alla situazione, che viviamo soggettivamente come dura; e la situazione che, oggettivamente, ci danneggia. Come distinguere tra le due? Il coltivare la discriminazione.

Una disciplina ci permette di essere presenti in una situazione , ma non ci è chiesto di continuare al di là  di ciò che possiamo onorevolmente sopportare: cioè, permettere a noi stessi di essere danneggiati è stupido; ed essere incapaci di discriminare tra le due situazioni è ignoranza.

Il tour dei Crimson lo scorso anno mi ha danneggiato, per vari motivi. Ho imparato da ciò, sebbene molte delle lezioni erano offese ripetute. Non sono capace di giudicare se ha avuto un sostanziale valore sociale. Non sono stato pagato abbastanza per un lavoro quotidiano insoddisfacente. Non mi sono divertito.

Selezione e traduzione di Antonio De Honestis

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