Aumentano di anno in anno in modo esponenziale. Sono gli studenti stranieri sui nostri banchi di scuola. L’ultimo numero, fornito da Mariolina Moioli, direttore generale delle politiche giovanili e braccio destro del ministro dell’Istruzione, parla di 285mila. Erano poco più di 30mila dieci anni fa. "Per questo la scuola rappresenta il principale canale di integrazione dei minori immigrati e costituisce – a giudizio della Moioli – non solo un luogo privilegiato per la trasmissione e la costruzione di modelli culturali, ma anche un ambito importante di incontro e di confronto, di integrazione e di scambio, un laboratorio di inclusione sociale e di convivenza civile".
Allora, quale luogo migliore di Firenze per parlare e per confrontarsi su un "tema ineludibile", come lo definisce Vinicio Ongini, esperto di intercultura del Ministero dell’istruzione? Firenze, che a detta dello stesso Ongini, "si può considerare un osservatorio privilegiato per l’Italia" grazie alla quantità di alunni stranieri presenti (2,138 pari al 10,13%, un valore che supera ampiamente la media nazionale) e soprattutto alla varietà dei Paesi di provenienza: 118.
È per questo che dal ministero dell’Istruzione si guarda alla Toscana una volta tanto non per le manifestazioni contro la Moratti bensì per l’esperienza maturata nell’integrazione scolastica degli alunni stranieri. Il direttore generale delle politiche giovanili lo lascia intendere: "Compito del ministero è anche quello di portare a sistema le migliori esperienze realizzate dalle scuole nella loro autonomia".
Da qui la "tre giorni" nazionale "Se la scuola incontra il mondo", promossa dal Comune di Firenze e dall’Anci toscana, che si è conclusa ieri al Convitto della Calza e che ha riunito pedagogisti, sociologi, giuristi, studiosi di storia delle religioni, docenti universitari, linguisti, educatori, operatori e rappresentanti dei centri interculturali di tutta Italia. "Proprio qui a Firenze – spiega l’assessore comunale alla Pubblica Istruzione, Daniela Lastri – è stata avviata da quattro anni l’esperienza dei centri di alfabetizzazione dove gli alunni stranieri possono imparare l’italiano come seconda lingua e al tempo stesso coltivare la loro lingua di provenienza. In questo modo si combatte l’abbandono scolastico e si arricchiscono le nostre scuole di culture e saperi provenienti da tutto il mondo".
"I nostri centri di alfabetizzazione rappresentano un’esperienza guida a livello nazionale", ribadisce il sindaco Leonardo Domenici, in qualità anche di presidente dell’Anci, l’Associazione nazionale dei comuni d’Italia. "Inoltre – dice Domenici – una migliore integrazione degli alunni ha un effetto positivo sui genitori".
Per quanto riguarda le politiche d’integrazione scolastica, "l’ottica oramai non può più essere quella dell’emergenza: la presenza degli stranieri – dice ancora la Moioli – è un dato strutturale della nostra scuola. Per questo stiamo concludendo una ricerca sulla condizione degli immigrati. Sarà messa a disposizione della scuole italiane e delle istituzioni. Oltre a questo, sono stati individuati alcuni percorsi che vanno dal successo formativo (ovvero la verifica degli esiti dell’integrazione) all’insegnamento della lingua italiana come "lingua 2", al mediatore linguistico-culturale come figura da mettere a disposizione della scuola, fino alla realizzazione degli strumenti didattici. Infine, stiamo immaginando un gruppo di lavoro nazionale che dia voce alle realtà territoriali, compreso l’associazionismo".