tu non mi conosci… ma istintivamente mi viene di darti del "tu" e di chiamarti per nome… dopo aver letto e riletto la tua newsletter .È tanto tempo che cercavo qualcuno che dicesse e scrivesse quello che ho letto da te: sono le stesse cose che provo a balbettare a tanti amici e conoscenti da tanto tempo… ricevendone spesso sguardi di commiserazione e mai condivisione di pensieri, parole e gesti.
La Bielorussia l’ho conosciuta per caso quasi nove anni fa, quando mia moglie ed io aderimmo ad una iniziativa di accoglienza dei bambini di Chernobyl lanciata dalla nostra Parrocchia. Sinceramente, non sapevo nemmeno dell’esistenza della Repubblica di Bielorussia, nè prima nè dopo il crollo dell’Impero Sovietico. Chernobyl pensavo fosse un evento ormai archiviato.
Ci capitò un bambino proveniente da un Internato, gemello di un altro ospitato in un’altra famiglia.
Da quando ho quindici anni, mi occupo a vario titolo di disabilità … e il mio occhio "clinico" notò quasi subito comportamenti "anormali" in quel bambino. Mi sembrò quasi immediatamente simile ai miei amici con disabilità psichica, che frequentavo tutti i giorni… ma sicuramente, mi dissi, mi sbagliavo.Dopo circa venti giorni di permanenza del gruppo bielorusso in Italia, non ricordo come, si venne a sapere che quei bambini provenivano da un Orfanotrofio per persone con oligofrenia. Tutte le famiglie si allarmarono e cominciarono a consultare vocabolari e pseudo-esperti, per capire chi si erano portati dentro casa.La Direttrice dell’Orfanotrofio, che accompagnava quel gruppo, pianse davanti ad alcuni di noi a dirotto. Pensava che, avendo saputo quei bambini, non li volessimo più.Quel gruppo non sarebbe mai dovuto arrivare in Italia. Si scoprì in seguito che fu "infilato" tra i gruppi di Chernobyl per premio. Infatti, diversi bambini disabili di quell’Orfanotrofio si erano messi in evidenza pochi mesi prima in alcune gare sportive all’estero, nell’ambito dello .Erano "handicappati", erano orfani, erano affamati. Immaginavamo l’inferno da cui erano venuti e a cui tornavano. Che fare?!? Decidemmo (come gruppo di famiglie) di farli tornare al più presto possibile e di farne venire ancora di più. Alle prime 18 famiglie se ne aggiunsero altre 15.
Dopo la loro partenza, in attesa del loro secondo arrivo, pensammo di preparare dei pacchi natalizi per tutti gli ospiti dell’Internato (erano oltre 170). Lanciammo una raccolta di vestiti, alimentari e giocattoli nel quartiere. Il 5 gennaio 1996, insieme a due amici, mi imbarcai per il mio primo volo verso la Bielorussia.Tornai in Bielorussia intorno al 25 febbraio 1996, di corsa, all’improvviso… perché c’era giunta voce che i bambini "morivano" di fame. Organizzammo in fretta una raccolta fondi e con quei soldi… andammo a fare la spesa a Minsk.E poi… altri viaggi, molti incontri, ubriacature a suon di vodka, bagno russo, adozioni, fallimenti immensi… e tanta nausea della Bielorussia.
Da qualche anno, ci siamo accorti, quasi per caso, che molti bambini dell’Internato di Begoml finiscono in manicomio. Sono persone che, qui in Italia, sono integrate tranquillamente a scuola o addirittura al lavoro.Il bambino che veniva a casa mia e il suo gemello ora sono in Italia, miracolosamente sfuggiti all’Internamento in manicomio. Hanno regolare permesso di soggiorno come collaboratori domestici a casa mia e a casa di mio padre. Hanno venti anni, ma la loro maturità cognitiva è paragonabile a un bambino di circa dieci anni. Sono quasi due anni che cerchiamo di vivere questa nuova esperienza "casalinga".
Ma intanto i nostri due "domestici" ci ricordano che esistono quelli che in Bielorussia in manicomio ci continuano ad andare, a volte ci nominano bambini e ragazzi che ben conosciamo, a volte ci mostrano le loro enormi difficoltà nel vivere in un mondo come quello occidentale, allettante per le proposte, ma durissimo per le prestazioni che richiede.
… E allora, da qualche anno, ci è venuto in mente di provare a "invertire" il corso delle cose. Abbiamo cominciato ad organizzare delle vacanze a Roma per il gruppo dei bambini "più difficili", quelli "irrecuperabili" secondo gli standard bielorussi, quelli che quando sono "un po’ nervosi" vanno qualche giorno in ospedale in TSO (trattamento sanitario obbligatorio), quelli che già a 14 anni possono essere rinchiusi in manicomio.Li ospitiamo in una parrocchia romana, dove il parroco ci ha messo a disposizione tutti gli spazi, come se fossimo a casa nostra. Per mesi, raccogliamo soldi, alimentari, vestiti e servizi. Poi, da fine maggio a fine giugno… comincia la vacanza: gite al mare, visite ai monumenti romani, serate in pizzeria, partite di pallone. Tra qualche mese, si replica di nuovo.Le maestre-accompagnatrici ci confortano, dicendoci che notano dei miglioramenti nei loro bambini, dopo un mese di vacanza in Italia, che nemmeno dopo un anno in Internato riscontrano.Ma malgrado tutto… i miglioramenti comportamentali e i giovamenti di salute… ogni tanto ci giunge notizia da Begoml di nuovi internamenti in manicomio.
E allora… abbiamo deciso di fare ancora qualcosa d’altro.Da un anno, ci siamo messi in movimento per fare una casa-famiglia in Bielorussia. Ma non semplicemente una casa-alloggio… ma .Il progetto è proprio carino. Lo stimolo a scriverlo ci è venuto un paio d’anni fa, quando fu pubblicato un bando sul . Prendemmo contatto con l’Ufficio dell’Unione Europea a Minsk, andai a parlare di persona con il Dirigente.Il progetto è impostato su un "formulario europeo", quindi siamo stati costretti a modularlo secondo i canoni della e della dell’intervento.
Potrei scrivere per ore e ore, per pagine e pagine… ma, se ti ho incuriosito e se non ti ho annoiato fin ora, ti inviterei a perlustrare in lungo e in largo le pagine del nostro Sito www.ilcavallobianco.it soprattutto le pagine che non parlano di Bielorussia e di Chernobyl.Se avrai la forza e il coraggio di sorbirti gran parte del Sito, forse scoprirai chi siamo, o meglio chi vorremmo essere: un .Siamo un gruppo di persone (con e senza disabilità ), che provano quotidianamente a condividere le proprie diversità , ma non piangendosi addosso o commiserandosi vicendevolmente, ma con azioni concrete di cittadinanza attiva e di godimento estetico.Alcuni degli ex-bambini di Begoml ormai in Italia (le nostre suddette "colf" oppure alcuni bambini adottati oppure alcuni giovani inseriti in cooperative sociali) hanno allargato il nostro gruppo: possiamo cominciare a parlare veramente di !Questo è il gruppo di base anche per alcuni interessanti percorsi teatrali, di cui puoi trovare notizia sul nostro Sito. Pensa (e lo dico non per vanagloria) che un nostro gruppo (me compreso) è stato in scena per quasi dieci giorni a New York, vincendo anche un importante premio. E praticamente nessuno si è accorto che in scena c’erano anche attori con disabilità !Con un gruppo di bambini di Begoml, abbiamo realizzato tre grossi spettacoli teatrali in importanti teatri romani. In scena con loro, c’erano anche persone italiane con disabilità , giovani di una comunità di tossicodipendenti, volontari provenienti da tutta Europa, attori professionisti.
Attualmente, disponiamo di circa per cominciare la nostra . Inoltre, abbiamo attivato una serie di contatti con potenziali sponsors, che dovrebbe assicurarci almeno 10.000,00 (diecimila/00) Euro all’anno per i prossimi tre anni.
Abbiamo cominciato a parlarne con la Direzione dell’Orfanotrofio, che è entusiasta del progetto, specie dopo aver visto la realtà dell’integrazione sociale delle persone con disabilità in Italia, dopo avere visitato cooperative sociali di integrazione lavorativa, dopo aver partecipato alle nostre attività teatrali e di tempo libero.Ma ci hanno anche detto che in Bielorussia è estremamente difficile cominciare un’impresa "economica", che dobbiamo pagare almeno il 30% della somma di cui disponiamo in tasse bielorusse, che lo Stato bielorusso non permetterebbe all’Orfanotrofio una "libera" partecipazione, se non costanti e attenti controlli ispettivi.
Siamo abbattuti nell’animo, nelle idee e nell’entusiamo.
Poi, per caso, sono arrivate le tue newsletter… abbiamo letto bramosamente il Sito www.progettohumus.it …e ci è rinata la speranza.Ci siamo detti: forse c’è qualcuno che è riuscito a combinare qualcosa di buono in Bielorussia, che ha una rete da mettere a disposizione, che ha esperienza e conoscenze migliori di noi su quella gente dell’Est.
Sì, uno dei problemi è lo strano modo di mettersi in relazioni dei bielorussi, sia che li conosci da tempo (come i ragazzi che abitano con noi) sia che li conosci appena; siano essi adulti o bambini, siano essi direttori di Istituto o semplici contadini.Sembrano amici, fanno il bagno russo con te, ma poi "pretendono" che tu ricambi con un regalo quello che poco prima avevi considerato un loro gesto d’affetto.Sembrano legati a te da grande fedeltà , ma, all’improvviso, ti rinnegano davanti a tutti.Una sorta di ambiguità , che non riesco a rincorrere e a fissare in qualche punto (eppure, io sono anche antropologo e dovrei saperne qualcosa di culture "altre" dalla nostra!!!).
Noi non abbiamo capito quanto Begoml sia contaminata da Chernobyl. Gli abitanti di lì chiaramente pensano che non lo sia per niente. Ma stranamente in quella regione i casi di "cretinismo" da ipotiroidismo crescono. Ma stranamente, quei pochi bambini che hanno potuto fare analisi del sangue in Italia hanno valori alterati. I manicomi bielorussi sono quelli che noi avevamo in Italia prima di Basaglia: i nostri "ospiti" bielorussi ce li hanno descritti, perché ci hanno passato qualche giorno. Noi siamo contro ogni forma di segregazione forzata e di emarginazione: vogliamo cominciare a buttare già i muri di quei manicomi con delle esperienze-modello di casa-famiglia, vogliamo portare un po’ di know-how italiano in tema di psichiatria in Bielorussia.E insieme a tutto ciò, non vogliamo dimenticarci che Chernobyl è dietro l’angolo: vogliamo coltivare l’orto dell’Orfanotrofio con i metodi del , vogliamo misurare la radioattività di Begoml e vogliamo farne occasione di sensibilizzazione della gente del villaggio e di teatro "politico".
… Insomma, tu hai già fatto tanto per noi con la tua riflessione su Chernobyl e con il Sito del progetto Humus… però se volessi prenderci un po’ sotto le tue ali e guidarci in questo nostro percorso… prima che altri bambini e ragazzi (che abbiamo conosciuto) finiscano in manicomio o a prostituirsi sulla strada o in prigione per assassinio o in cinta dopo uno stupro.
Spero di avere tue notizie.Ciao…e grazie per tutto quello che finora hai fatto, hai pensato, hai scritto.