L’ultima settimana della manifestazione comincia con una proposta di riflessione sulla malattia mentale.
Evitando discorsi retorici e ripetitivi, alle , presso la va in scena , performance di danze popolari di un gruppo di ballerini, cantanti e musicisti originari della Puglia, che rivivranno insieme al pubblico l’antico .
è il titolo di un celebre libro dell’etnologo Ernesto De Martino, che dedicò molto del suo impegno di ricercatore alle pugliesi.
Secondo la tradizione, in occasione della Festa di S. Paolo (il 29 giugno di ogni anno) a Galatina (Lecce), una o più persone venivano morse dalla , animale sacro.
Il morso provocava la nella persona colpita, che cominciava a dimenarsi in maniera scomposta ed inconsulta. A quel punto, per tre giorni consecutivi, tutta la Comunità fermava le occupazioni ordinarie (compresa l’attività lavorativa), per dedicarsi alla .
Tutta la Comunità ballava, suonava e cantava alla persona morsa dalla taranta, perché sentiva che quella situazione riguardava tutti. La costituiva il mezzo di comunicazione tra la comunità e le forze esterne superiori.
Si trattava di Comunità prettamente agricole, che vivevano la ciclicità delle stagioni e il rapporto conflittuale con la divinità . Il morso della rappresentava il , la situazione imprevista, che poteva mettere in discussione tutto il microcosmo della comunità . Il costituiva l’occasione per mettersi a confronto con il , che, attraverso la danza e il canto, veniva ricapitolato e capovolto, mai messo in discussione.
Interessante, è . Il folle è il centro del momento più importante per la vita e l’esistenza della Comunità : per questo, tutti si stringono intorno a lui, similmente come in molte culture africane succede con lo .
Ciò può stimolare una riflessione sulla malattia mentale, in relazione allo sguardo della comunità , che può determinare l’esaltazione o l’emarginazione della persona in situazione di delirio.
Franca Ongaro Basaglia e Giorgio Bignami hanno riflettuto sul momento in cui, in Occidente, il corpo e la vita hanno perso la loro sacralità per diventare oggetto di analisi e di osservazione scientifica.
Il sacro era comunque una dimensione che comprendeva la persona umana nella sua globalità e nella sua complessità somato-psichica. L’avvento della scienza viene a separare l’anima dal corpo e, soprattutto, a ridurre quest’ultimo ad oggetto tra gli altri oggetti naturali, annullando anche ogni legame con il mondo di cui fa parte.
Ongaro Basaglia e Bignami affermano che .
L’etnologo Lombardi Satriani annota come l’ venga prodotto
Lombardi Satriani continua affermando che .
Franca Ongaro Basaglia e Giorgio Bignami annotano che .
Non è un paradosso, dunque, dire che il sapere medico sia .
Il si colloca in una zona di , quella che Victor Turner (mutuando da Van Gennep, dal fondamentale testo ) definisce la zona del passaggio, la soglia che sta fra due sistemi culturali definiti. .
Eugenio Barba, il fondatore dell’Odin Teatret scrive: .
Il cammino comincia, quindi, in una zona di liminalità . La zona di liminalità è la zona del passaggio, la soglia che sta fra due sistemi culturali definiti. In questa zona, in questo spazio intermedio, situato tra situazioni assegnate e definite dalla legge, dal costume e dalle convenzioni, trovano espressione una ricca varietà di simboli. Questa zona, che non è contrassegnata da alcuna forma determinante di potere, permette l’espressione delle forze della mutazione e del cambiamento. In questo punto di passaggio, si situano le elaborazioni e le definizioni dei riti propri delle fasi transitorie sociali e culturali.
Francesco Saba Sardi nella sua scrive che .