PRESENTAZIONE
DON LUIGI Dl LIEGRO
Direttore della Caritas Diocesana di Roma
Parlare del dolore, della sofferenza non in astratto, ma di quella concreta di qualcuno in carne ed ossa è difficile: le parole ormai sembrano tutte consumate da un uso spesso superficiale e spettacolare. Viene la voglia di star zitti, di contemplarlo quel dolore, capirlo fino in fondo, cercare di sentirsi dentro quella storia, quella persona senza dire nulla.
Ma sfogliando le pagine scritte da Roberto la ragione per cui ha senso parlare della sua storia la dice lui stesso: "l’importante è scrivere e far vedere che ci sei".
Roberto ha superato il muro di timidezza e amarezza che quasi gli impediva di comunicare cominciando a scrivere; per chi non ha alle spalle una storia di difficoltà e di fallimenti è più semplice raccontarsi, altrimenti le parole muoiono in bocca, o diventano uno sfogo, un urlo di rabbia e di disperazione.
Roberto ha imparato a raccontarsi, a fantasticare, a svelare i suoi desideri, scrivendo; e con lui un gruppo di ragazzi che, attraverso un laboratorio di scrittura, è riuscito a comunicare, a raccontare quello che c’era dentro di loro, a scoprirsi e a incontrarsi.
Per incontrarsi bisogna riconoscersi simili, per accettare che qualcuno entri nella tua vita, ma anche accettarsi diversi, e fare di questa diversità un valore, un tesoro da cercare nell’altro. Le difficoltà , l’emarginazione, si sa, aiutano a essere e a sentirsi diversi, anche se a volte si desidera in maniera struggente una "normalità " presunta da cui ci si sente esclusi, rifiutati. E la vera "normalità " è non essere da soli, lasciati a se stessi.
Roberto parla anche di questo fantasticando su delle storie con ragazze, raccontando gli incontri che danno fiducia nella gente o quelli che ti confermano la diffidenza che porti dentro per i tanti rifiuti subiti. Ma soprattutto Roberto narra le sue giornate in cui spesso la disperazione e la rabbia sembrano prendere il sopravvento, ma che nonostante tutto non sono l’ultima parola sulla sua vita.
Queste pagine di Roberto possono essere una scoperta per chi ha e vuole imparare il gusto umano dell’ascolto, senza cominciare dalle analisi e dalle definizioni, ma dalla storia di una persona, nè esemplare o paradigmatica, ma semplicemente autentica.
Per chi crede nel Dio del Vangelo, Dio di misericordia che porta il nome di ogni uomo e di ogni donna nel palmo della sua mano, muoiono in bocca le risposte facilone e sempliciste, che non possono spiegare a chi sta male davvero un amore che non sappia incarnarsi in un volto amico, in una voce fraterna, in una mano che sa tirarti fuori dalla disperazione.
Perchè c’è un dolore cieco e incomprensibile, ma anche un dolore che ha il volto di chi ignora, emargina, esclude; in queste pagine spesso la relazione con gli altri è il segno della speranza, il momento di luce, di amicizia che colora una vita che sembrerebbe non avere senso.
Come c’è spesso una presenza incomprensibile, che accompagna chi resta fuori dalla normalità della vita, ma che non abbandona mai, e che rende, senza fare inutili lirismi, più umani, più seri, più veri di chiunque altro nonostante la solitudine, la povertà , la follia.
Ricominciare a vedere e ad ascoltare sono forse l’invito più forte che queste pagine lasciano, affinché ognuno possa trovare gli strumenti e i modi per comunicare, per rompere e far rompere muri, per inventare, scoprire strade nuove, per essere in una viva ed efficace con gli altri: in una parola per essere più umani.