I "DV8", anche l’handicap danza

Tornano a Roma, al teatro Argentina , ospiti ancora una volta del Romaeuropa Festival – da stasera a domenica – gli eccentrici componenti del gruppo DV 8 Physical Theatre. La compagnia britannica guidata da Lloyd Newson mancava dalla scena capitolina dal novembre ’98, quando al teatro Olimpico colse una significativa, seppur in qualche misura controversa, affermazione con l’ipercinetico ed energetico Enter Achilles.
Il loro nuovo spettacolo The cost of living – originariamente creato per l’Olympic Arts Festival di Sydney nell’anno 2000 e prodotto in una nuova versione per il tour europeo di quest’anno -si interroga, nell’abituale stile intensamente fisico ed energetico del gruppo, su quale sia "il costo della vita" per coloro che non rientrano in nessuna delle definizioni previste dal "mercato". Alcuni degli elementi di "provocazione" contenuti in The cost of Living sono decisamente non nuovi: Newson non è il primo ad aver messo in scena un danzatore molto grasso – ci sono gli illustri e memorabili precedenti di Bill T. Jones e Michael Clarke – ne è il primo ad utilizzare efficacemente le abilità  di un danzatore "disabile" – dato che proprio a partire dalla Gran Bretagna sono fiorite in tutto il mondo, in questo ultimo decennio e con risultati spesso stupefacenti sul piano della qualità  artistica – le esperienze di compagnie "integrate" che contano nel proprio organico sia danzatori con handicap che danzatori senza handicap.
Ma forse la vera novità  di quest’ultima creazione di Newson consiste nell’agire "per accumulazione" – moltiplicando gli elementi di provocazione – e nel ritorno deciso ad una forma di teatro di denuncia, ovvero a un genere giudicato, dai più, fuori moda.

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