Siamo un gruppo di famiglie appartenenti all’Associazione Volontari "Cavallo Bianco" e, tramite l’Associazione "Puer", da diversi anni ospitiamo due mesi in estate e due mesi in inverno ragazzi con ritardo mentale provenienti dall?internato per ragazzi oligofrenici di Begoml (Bielorussia), nell’ambito del progetto Chernobyl.
Grazie a questo progetto, i bambini che sarebbero destinati ad essere internati in ospedali psichiatrici,oltre ad aumentare le difese immunitarie grazie al semplice cambiamento d’aria e all’alimentazione con cibi non contaminati, sono riusciti, negli anni, ad acquisire autonomia, competenze, e a recuperare capacità residue al punto tale da poter essere inseriti in corsi di formazione professionale e ad avere diritto ad un alloggio da parte dello Stato Bielorusso. Il percorso di recupero ed inserimento è stato possibile anche grazie ai periodi trascorsi in Italia, durante i quali l’Associazione "Cavallo Bianco" in collaborazione con le famiglie e con i servizi territoriali del Comune di Roma, ha organizzato laboratori teatrali, attività motorie, costruttive e manipolative e percorsi di autonomia, che hanno permesso ai ragazzi di affrontare il percorso scolastico nel loro paese con nuove competenze, energia e fiducia nelle loro capacità .
Il progetto che abbiamo per loro è di aiutarli ad inserirsi nel mondo del lavoro nella loro terra d’origine,nel loro ambiente,di aiutarli ad essere capaci di gestire il denaro, una casa, di instaurare rapporti di amicizia ed affettivi, e di condurre una vita serena.
I ragazzi che con affetto, fiducia, energia e tenacia da anni seguiamo sono diventati quest’anno maggiorenni. All’improvviso lo Stato Italiano ci vieta di proseguire il cammino intrapreso, in quanto nega loro il visto d’ingresso. Non riusciamo a capire perché si debba interrompere la relazione affettiva e d’aiuto con questi ragazzi e il percorso d’autonomia intrapreso, solo perché sono diventati maggiorenni e quindi soggetti alla legge sull’immigrazione. La maggiore età raggiunta non risolve all’improvviso i problemi di questi ragazzi che hanno sempre bisogno di seguitare a sentirsi accettati nella loro diversità , sostenuti e incoraggiati nei loro piccoli e grandi progressi, hanno sempre bisogno di sentirsi parte di una famiglia che, seppur lontana, li pensa, li ama e ha fiducia nelle loro capacità , e hanno bisogno, almeno una volta l’anno, di poter abbracciare coloro che, pur avendo figli propri, non hanno esitato neanche un momento ad aprire la propria casa, la propria famiglia, per aiutarli accoglierli,amarli. L’accoglienza di questi ragazzi non ha mai comportato alcun onere per lo Stato Italiano, nè per quello Bielorusso: le spese di viaggio, mantenimento e tutto ciò che concerne il periodo che i ragazzi trascorrono in Italia è sempre stato a carico nostro. Quando quest’anno abbiamo invitato i ragazzi a raggiungerci per trascorrere insieme le vacanze estive abbiamo provveduto alla stipula di assicurazioni sanitarie e polizze fideiussorie, abbiamo dichiarato di essere consapevoli di dover assicurare il rientro in patria dei ragazzi entro i termini previsti dal visto d’ingresso, e di essere a conoscenza delle conseguenze previste in caso di mancato rientro, abbiamo inoltre allegato alla documentazione presentata anche una dichiarazione dell’Associazione "Puer" che attestava che i ragazzi invitati venivano da anni in Italia con il "Progetto Chernobyl", ma tutto questo non è bastato, il visto è stato negato.
Attraverso i deputati Giacco, Battaglia e Carli abbiamo presentato un’interrogazione parlamentare per conoscere le motivazioni del mancato rilascio del visto ma ad oggi nessuna risposta ci è pervenuta. Senza il visto i ragazzi sono rimasti nell’internato, le telefonate giornaliere non sono riuscite a rendere meno cocente la delusione, non è stato facile spiegare che una disposizione governativa ha impedito loro di trascorrere un breve periodo con quelle che, a pieno titolo,considerano le loro famiglie italiane, ed è stato difficile anche far loro accettare il fatto che fino a pochi mesi prima erano "Bambini di Chernobyl" e ora, come regalo per la maggiore età , sono "Immigrati Bielorussi".
Una delle conseguenza che la decisione dell’Ambasciata Italiana in Bielorussia ha provocato è stata che molte famiglie, inizialmente intenzionate ad accogliere ragazzi con ritardo mentale, provenienti da istituti speciali, in situazione di non adottabilità , hanno rinunciato ad iniziare l’esperienza di solidarietà per paura di dover subire in futuro la stessa violenta interruzione dei rapporti, per paura di vedere interrompersi il percorso umanitario intrapreso, per paura di dover vedere la delusione sul volto di chi, negli anni ha avuto fiducia e ha creduto nella possibilità di una vita migliore attraverso il sostegno morale, affettivo, educativo di persone che, credendo nel valore della solidarietà , hanno aperto la loro vita e offerto un aiuto.
Le famiglie coinvolte nel "Progetto Chernobyl", l’Associazione "Cavallo Bianco" e i ragazzi maggiorenni provenienti dall’internato di Begoml, chiedono che il Governo Italiano inviti l’Ambasciata Italiana in Bielorussia a riconsiderare il sistema del rilascio dei visti ai ragazzi provenienti da istituti e che da anni vengono in Italia nell’ambito del "Progetto Chernobyl".
Siamo pronti ad assumerci tutte le responsabilità che il Governo riterrà necessarie a garanzia dell’assistenza, sorveglianza, accudimento e rientro in patria dei ragazzi, e siamo disposti ad accettare qualsiasi controllo che gli organi di polizia addetti all’immigrazione vorranno porre in atto durante il periodo della loro permanenza in Italia.
Il problema esposto di anno in anno diverrà sempre più grande, perché tutti i ragazzi nati negli anni del "Disastro Chernobyl" stanno per diventare maggiorenni e le Ambasciate, i Governi dei paesi che finora hanno accolto attraverso associazioni di volontariato ragazzi provenienti dalle zone contaminate dovranno riflettere sull’opportunità di proseguire o meno una strada che ha sempre avuto come fine l’aiuto solidale tra Stati.