Senza titolo

Sono rimasti in sei gli Ospedali psichiatrici giudiziari in Italia, dopo l’applicazione della legge Basaglia e la chiusura dei manicomi. Istituzioni limbo, dove il carcere convive con l’ospedale, dove vengono rinchiusi quei malati all’ultima spiaggia, cioè senza famiglia oppure senza le coperture economiche e sociali che permettono un adeguato iter di cura.
In via ufficiale gli "ospiti" sono tutti autori di reato ricoverati per incapacità  d’intendere e di volere, con perizia di pericolosità  sociale. In realtà  i detenuti sono soprattutto schizofrenici con disturbi alla personalità  che hanno commesso reati considerati "bagatellari": inadempienze degli arresti domiciliari, offese a pubblico ufficiale, che possono pagare con decine d’anni d’internamento. Così la detenzione può variare dai 3 ai 12 anni, revocabile in caso di guarigione, ma prorogabile fino all’ "ergastolo bianco" se appunto gli psicologi incaricati li giudicano ancora malati e nessuno, parenti o istituzioni, li prende in carico.
È il caso di Vito De Rosa, un anziano senza età , rinchiuso da 50 anni dopo aver ucciso lo zio nel 1953. Vito ha iniziato a scontare la sua pena in un carcere "ordinario", poi le autorità  si sono accorte dei suoi disturbi e lo hanno trasferito negli anni ’60 in uno dei manicomi criminali dell’epoca. Non è più uscito. Oggi non potrebbe fare male a una mosca e il suo caso è stato preso a cuore dai dipendenti dell’Opg napoletano di Sant’Eframo, che hanno chiesto la grazia al Presidente della Repubblica. Ma il problema è che i parenti di Vito sono morti e le strutture territoriali non sono disponibili a farsene carico.
Ieri il Sant’Eframo è stato visitato da una delegazione di "Antigone", con il consigliere regionale del Prc Francesco Maranta. A sollecitare la visita è stata la lettera di S.P., il quale, fermato da poliziotti in borghese mentre stava facendo una foto, aveva dato in escandescenze perché non si erano qualificati. Gli agenti l’avevano riempito di botte, arrestato e continuato a malmenarlo in questura. Difeso da un avvocato d’ufficio, S.P. è stato processato e giudicato in primo grado "incapace d’intendere e di volere". Da un mese è a Sant’Eframo, ma deve scontare altri due anni. Ad Antigone ha chiesto: "Come esco di qui? Non sono matto".
Storie che si potrebbero pensare legate a un lontano passato – quando di potevano chiudere i poveri "fastidiosi" in manicomio e buttare via la chiave. E invece sono storie d’oggi: le cose sono un po’ migliorate, ma gli Opg esistono ancora. Come appunto Sant’Eframo, una struttura che versa in condizioni precarie: "Celle senz’aria, affollate da 180 internati, con appena 35 infermieri, 4 educatori e 2 psicologi, mentre i 95 poliziotti sono completamente impreparati a relazionarsi con le crisi dei malati – spiega la delegazione. Un vero e proprio carcere dove è difficile immaginare qualcosa di terapeutico". "I tagli alla spesa sanitaria penitenziaria degli ultimi anni – ha spiegato Maranta – pesano ancora di più in strutture dove gli internati sono persone che avrebbero bisogno di una maggiore assistenza. Come mi ha detto Angelo, internato da oltre 15 anni, questo non è un ospedale, ma una discarica".

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