CHI – ESCLUSIVO
UNA DIVA TUTTA SET E FAMIGLIA
Fregene – Agosto
L’estate per Maria Grazia Cucinotta è come se non ci fosse. All’infuori di qualche bagno fugace a Fregene sulla costa romana, rubato agli impegni e sottratto alle coccole per la piccola Giulia, la figlioletta che ora ha due anni, tutto il resto è lavoro. Da pochi giorni è già sul set come protagonista di "Vaniglia e cioccolato", il film di Ciro Ippolito tratto dal libro di Sveva Casati Modignani. E questo dopo che ha appena finito di girare "Miracolo a Palermo", l’ultimo film di Beppe Cino, e "Mariti in affitto" con Brooke Shields, mentre in autunno la vedremo in tv con "Martinelle", film sul disastro dei minatori in Belgio. Intanto, fra un impegno e l’altro ha trovato pure il tempo per fare da madrina a "Etruria Cinema", premio dedicato ai cortometraggi firmati da donne. "Ho voluto esserci assolutamente sia perché credo nel talento delle donne sia perché ho fatto dell’evento , dice. L’impegno di Maria Grazia Cucinotta a favore degli altri non si ferma qui. Lei stessa con l’amica Chiara Telsi si è impegnata nella produzione de "I Bambini Invisibili", otto cortometraggi il cui ricavato andrà all’Unicef e nella assistenza dei Bambini dell’oratorio di Santa Chiara a Palermo. "Ho visto in che condizioni vivono e da allora non dormo più".
DOMANDA. è un momento convulso per lei?
RISPOSTA. "È il momento delle valigie. Quelle che ho portato su dalla Sicilia sono ancora nell’ingresso di casa e aspettano di essere disfatte. Ancora non sono uscita del tutto dal bel personaggio di Sara del film di Cino, una donna che ho adorato interpretare e che mi ha dato forti emozioni".
D. Ce la racconta?
R. "Sara è una vedova, madre di due bambini che, all?improvviso, nella vita deve rimettersi in gioco, assoggettarsi ai lavori più umili per andare avanti. Ma il suo problema non è tanto quello di far crescere i figli, quanto di evitare loro la fine e il destino del padre che è morto ammazzato. La lotta quotidiana di Sara è contro il bisogno, certo, ma anche contro la violenza e per l’affermazione dei valori della legalità in una Sicilia diversa in cui questa lotta da parte di una donna sola diventa infine possibile".
D. Anche in questo film fa la parte di una mamma.
R. "Sì e la cosa mi piace. Sono mamma nella vita e farlo anche sul set mi fa sentire a posto, vera. In più, in questo film ho recitato in dialetto siciliano e ciò ha contribuito a farmi sentire a mio agio. è stato come un ritorno alle origini: attorno a me tutti siciliani, da Tony Sperandeo a Vincent Schiavelli, una star del cinema americano che ha lavorato con Scorsese, Danny De Vito, Robert De Niro e che non ha mai dimenticato le sue origini siciliane. Infatti, adesso ha aperto una scuola di recitazione per i ragazzi dell’isola".
D. Anni fa anche lei è partita dalla Sicilia per cercare la sua strada. Che sensazione ha provato tornando nella sua terra da diva?
R. "Mi ha emozionato vedere le ragazzine che guardavano me con aria sognante, la stessa aria sognante che avevo io quando a Messina arrivavano i cantanti per i concerti e mi sembravano personaggi magici e inarrivabili. Volevo dire a quelle ragazzine che io sono io, che sono sempre la stessa. La conosco quella sensazione di quando già in Sicilia ti sembra di vivere in un mondo a parte, lontano da tutti. Ho provato per quelle ragazzine tenerezza e una fitta dolcissima al cuore!".
D. E lei ragazzina siciliana, come ce l’ha fatta?
R. "Con caparbietà e corazzata dalla fiducia che mia madre Grazia ha sempre avuto in me. In un certo senso sono stata la sua gratificazione perché lei, donna siciliana di un’altra generazione, non ha potuto mai lavorare, essere indipendente, ostacolata per di più dal peso di dover fare da madre a quattro figli. Essere madre come lo è stata lei non lascia spazio per altro, è un impegno assolutamente assorbente. Ringrazio mia madre, lo dico sempre, se io oggi sono quella che sono".
D. E suo padre che cosa ne pensava della sua avventura in "continente", cominciata come modella a Milano?
R. "Mio padre era restio, come tutti i padri aveva paura di lasciare andare una figlia. E poi lui era lontano dai nostri sogni -al femminile-. Quando sono nata io lui aveva quasi cinquant’anni: stiamo parlando di due epoche e culture veramente distanti. Da ragazzina tutto questo non me lo spiegavo, sentivo la sua -resistenza- ai miei progetti, ma non la capivo. Adesso, invece, penso che se non avessi avuto quel tipo di educazione rigida e protettiva, forse oggi sarei una delle tante che si sono perdute nei fumi delle droghe o dell’alcool, chissà ".
D. Addirittura? Non esagera un po’?
R. "Quel che so per certo è che, nel mio caso, il fatto di avere un -patto- con i miei genitori, il fatto di non dover tradire la loro fiducia, mi ha caricato di una grande responsabilità che mi ha impedito di accettare compromessi. Ce la devo fare per dimostrare loro che la posso fare, mi ripetevo".
D. C’è stato un momento in cui ha pensato: torno a casa?
R. "Sì. Prima di fare "Il Postino" ho seriamente pensato di mollare tutto. Era un momento in cui mi ero convinta che volendo andare avanti onestamente, non ce l’avrei fatta mai. Ancora una volta mi ha aiutato una donna".
D. Chi?
R. "Nathalie Caldonazzo che mi ha presentato a Massimo Troisi. Da lì è cominciata la mia riscossa".
D. Che cosa le ha insegnato la sua esperienza che possa servire alle ragazzine "sognanti"?
R. "Che non bisogna tradire se stesse, andare contro i propri pensieri. Perchè se lo fai, anche se così sali in cima alla vetta, che conta se nel frattempo, per arrivarci, hai ucciso te stessa?".
D. Ora lei è arrivata. La sua famiglia, la sua bambina la aiutano o sono un ostacolo per la vita di attrice?
R. "Una famiglia può essere un handicap se uno la vive come un handicap. Certo, una volta chiudevo le valigie e partivo. Oggi chiudo le valigie non prima di averci pensato trecento volte? Ma poi vado. Avere una famiglia non significa avere le catene. Significa semmai avere le spalle coperte. Se non avrò più successo, mi dico, basta che mi giri indietro e trovo mia figlia, mio marito Giulio".
D. Lui non è geloso del suo successo?
R. "Ma come potrebbe? Lui mi ama e quindi non mi pone delle limitazioni. Una volta mia madre mi ha detto: – Ricordati che io ti ho dato la libertà e sono l’unica che potrebbe avere dei diritti su di te. E anche così, devi ritenerti sempre libera – . Con mia figlia farò lo stesso, anche se?".
D. Anche se?
R. "Lo vedo già che se le dico no, lei continua a fare quello che vuole. La cosa un po’ mi innervosisce, un po’ mi diverte. Cerco di parlarle, di spiegare. Se però sono convincente, è fatta. Ecco, Giulia è la mia unica -dipendenza-".
D. Ci pensa a darle un fratellino?
R. "Il prossimo anno, forse. Vorrei prima portare a compimento un paio di miei sogni. Sono dell’idea che sentirsi appagate aiuta a vivere bene con tutti gli altri. Rinunciare porta all’astio".
D. Quali sogni vuole realizzare?
R. "Gliene anticipo uno: sono stata chiamata a fare la protagonista di "Vaniglia e cioccolato", un film tratto dal romanzo di Sveva Casati Modignani, che comincio a girare in questi giorni, in piena estate".
D. E le vacanze?
R. "Non sono una fan delle vacanze: lavorare mi diverte e lavorare a Roma ancora di più perché posso stare con Giulia. Quando non c’è la tata la metto a dormire con me. Lo so, non si dovrebbe fare. Ci guardiamo con mio marito e, dopo un attimo di esitazione, concludiamo: – Ma sì, viziamola – !".
D. Suo marito la segue sul set?
R. "No, lui fa l’imprenditore, si occupa di assicurazioni e non ama immischiarsi nelle cose di cinema. A casa non si parla mai di film, mai davvero".
D. Cosa vi unisce ancora dopo dieci anni di amore?
R. "Il fatto che ci diciamo tutto in faccia. E quella che parla di più sono io. Abbiamo fatto un patto dopo che sono tornata dall’America: parlare, parlare, parlare. Non farlo ti porta a diventare un estraneo".
D. C’è stato un momento fra voi in cui è stato necessario "spiegarsi"?
R. "Un periodo di lontananza ci ha costretti a un certo punto a un esame per vedere se eravamo ancora compatibili. Ci siamo confessati tutto: i reciproci rischi, i pericoli, gli sbagli. Il mio era quello di essermi fatta prendere troppo dal lavoro, praticamente non stavo a casa mai. Adesso le mie priorità sono cambiate, ma ho deciso intimamente io, in piena libertà , come sempre".
D. Dopo la partecipazione al film di James Bond, ha detto addio all’America?
R. "No. Adesso con Chiara Tesi produrrò a Los Angeles otto cortometraggi in cui otto registi di diverse nazionalità racconteranno a modo loro i bambini. Il ricavato andrà all’Unicef".
D. I Bambini del Santa Chiara, bambini della Bielorussia: come mai lei spende tanto per gli altri?
R. "Perchè sono nata povera e so che vuol dire. Anzi, io ero già fortunata ad avere una famiglia dignitosa alle spalle. Papà faceva il postino ma con quattro figlie non c’era da scialare. Comunque, fare del bene è appagante soprattutto per chi lo fa. Cosa può eguagliare il -lusso- che ti puoi concedere provocando il sorriso di un bimbo?".
D. Lei si è spesa anche a favore dei gay?
R. "Perchè, ripeto, sono una persona molto libera. E se ho degli amici gay sono la prima a difenderli. Se sono leali con me, con chi vanno a letto la sera non mi interessa proprio".