IL SESSO DI TUTTI, NON SOLO DEI SANI importante anche il ruolo dell’operatore

Con relatori il prof. P.G. Foglio Bonda direttore di psicologia clinica e psicoterapeutica Irccs di Roma e il dott. R. Di Sauro psicologo clinico e psicoterapeuta si sono toccati alcuni temi quali le prospettive socio-culturali e interventi clinici sull’argomento in questione, le richieste sessuali dell’utente e le risposte dell’operatore, e il vissuto sessuale dell’operatore.
Si à  posto l’accento fin dalle prime battute su quanto ancora bisogna lavorare al superamento di certe "forme" ed etichette quali il classificare gli individui con l’attribuzione di handicappato senza distinzioni di sorta non considerando invece "la persona" articolata e complessa, con capacità  e deficit, con potenzialità  e limiti (più o meno sopportabili), irripetibile, diversa, ma non necessariamente malata, soggetto di diritti e doveri che si sviluppa nel tempo con sistematici progressi e/o regressioni.
A questo riguardo il prof. Foglio Bonda ha riportato il risultato di un esperimento fatto in America, dove alcuni psicologi si sono fatti ricoverare presso un istituto psichiatrico come soggetti affetti da schizofrenia: dopo alcuni mesi la diagnosi fu confermata per l?80% dei casi.
Questo per dire come, a volte, anche gli addetti ai lavori operino sul "caso clinico" e non sulla persona.
Si è parlato poi di psicosessualità  (non di sessualità ) per citare tutti gli aspetti di questa realtà : non solo quelli che si manifestano prevalentemente nell’ambito fisico ma anche quelli che con essi sono strettamente collegati: le percezioni, le emozioni, gli affetti, le pulsioni, le motivazioni, i valori, ecc.
Il prof. Foglio Bonda ha insistito molto su questo punto in quanto, per lui, un adeguato sviluppo psicosessuale ha un ruolo di estrema importanza nello sviluppo e integrazione della personalità  in "generale".
Sebbene i bisogni sessuali si manifestano praticamente in tutti i soggetti handicappati, l’esigenza di formare "autentiche" relazioni di coppia si esplicita invece molto raramente, quasi sempre solo in quei soggetti handicappati che hanno raggiunto un "notevole" livello di sviluppo (cognitivo; di introspezione; di autonomia, di adattamento, responsabilità  e competenze sociali).
Questi soggetti possono e devono essere assistiti e sostenuti, con grande fiducia e con sufficiente probabilità  di successo, negli importanti momenti decisionali relativi:
– all’instaurarsi del rapporto;
– al suo consolidarsi;
– alle modalità  più adeguate per affrontare le "crisi" che durante esso si manifestano;
– alle scelte riferite all’assunzione di responsabilità  relative alla formalizzazione dell’interazione (matrimonio) e, soprattutto, alla eventualità  della procreazione e l’assunzione di impegni di tipo parentale.
Per il ruolo dell?operatore il relatore ha posto una condizione, a suo dire essenziale: l’approccio adeguato alla soluzione del problema della costruttiva gestione della realtà  psicosessuale del soggetto handicappato può essere messo in atto solo da persone che siano esse stesse veramente "mature" in questo specifico aspetto della realtà  e che abbiano saputo integrare le pulsioni sessuali nell’ambito della propria personalità  in maniera consapevole e produttiva.

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