In queste ricorrenze di feste invernali
intravedo, sognando e rammentando
le rosee albe della mia infanzia
che mi riconducano piamente
indietro nel tempo,
quando ignara del mio amaro destino,
svegliandomi la notte del Natale,
credevo, nel tutto,
alla magia del Gesù Bambino.
Il dono del Cielo,
soprattutto nella ricorrenza natalizia,
è apparentemente il più piccolo
sarà, in realtà,
un’insostituibile gemma di purezza,
d’inestimabile valore affettivo
che splenderà pur nella luminosa Eternità.
Nella notte del Lieto Evento,
una stella illumina
tutto il globo,
come se fosse il sole.
Scendono gli angeli dal firmamento,
in ogni chiesa
una statua di neonato,
gemendo, si rianima
per riaccendere nei cuori umani
le dolci speranze del Bene,
trasformandosi
in Bambolo Divino.
La campanella del Natale,
all’eco dell’Ave Maria,
tintinnava piamente:
“Dormi Frugoletto del Cielo”
Suonava festosa e giuliva:
“Alleluja!”
Paesello di montagna,
particella della sofferente Betlemme
in qualsiasi angolo del mondo,
tra la neve e tra la brina:
illuminato dalla stella più luminosa del cielo,
raddensato dalla musica più orecchiabile,
nella notte quieta del santo Natale,
ed animato di tutta la creazione
incammino verso il Bene Supremo;
sei paragonabile
ad un immenso Presepe artistico.
Fiammella divina
che discendi dall’universo
nella magica notte del Natale,
trapuntata di stelle.
Tu, eccellentemente,
ardi costantemente di pace
e spiritualmente di luce
nel cuore dell’intera umanità,
senza provocare nessun bruciore;
senza far sentire alcun dolore.