All’ombra d’una betulla
respiro l’ossigeno
che mi venne a mancare,
per qualche minuto:
colpa del personale ospedaliero,
nel mio secondo giorno di nascita
causandomi, in tal modo,
una terribile paralisi infantile.
Medito su ciò che mi circonda
e le mie vene vibrano
di musica poetica.
Mamma, ascoltami!
Desidererei udire,
soltanto da te,
poche, ma decise, parole
che resteranno impresse
nel mio cuore poetico
ed immortali nel tempo:
“Nonostante tutto,
ti ho amata intensamente, mia Silvana!”
Sul cielo s’affaccia la prima luna settembrina.
La stagione muta, s’intiepidisce.
Siamo nel dolce tepore autunnale
e l’abbinamento variamo!
Luce marina
che risplendi
dall’aurora alla notte
con tinte tenue e varie.
So che per merito tuo,
non esisteranno mai le tenebre.
Ascolta ciò che ti scrivo,
in questo mio sonetto.
Fà che ogni umano cuore,
in assorba pace celeste,
il riflesso dell’arte culturale
ed il canto dell’immortale poesia!
Cosa m’importa
la mia grave spasticità fisica,
se sono nell’altissimo grado
d’intendere e volere?
Anch’io mi difendo!
Anch’io ho le ragioni!
Io sono viva in mezzo ai vivi
e come tutti ho il mio valore!
Ciò che conta è che abbia
un cuore pieno di luce,
liberamente,
disposto all’ascolto,
un carattere deciso,
un intelletto poetico
e colmo di cultura autodidatta.