Comporrei
uno splendido sonetto
nella mite primavera,
appoggiata al tronco
d’un cipresso,
e sognerei
di poter comprendere
l’antico ed il saggio,
ed ottimo consigliere;
linguaggio del vento.
L’ultima neve,
alla tiepida atmosfera febbraina,
liquidandosi piange,
in acqua si trasforma
e bisbiglia, gemendo:
“Addio, suol!”