Si svolgerà dal 21 al 30/03 la missione a Beslan di tre volontari italiani con lo scopo di programmare, nel prossimo mese di giugno, la campagna di accoglienza dei bambini rimasti coinvolti, direttamente o indirettamente, dalle conseguenze dell’attentato terroristico del settembre scorso. La delegazione sarà composta dal responsabile della campagna, MASSIMO BONFATTI, coordinatore nazionale del Progetto Humus di Legambiente Solidarietà (www.progettohumus.it), dal prof. GIAMPAOLO VIOLA, presidente dell’associazione "Un ponte sulle risaie" di Vercelli (www.unpontesullerisaie.org), dalla dr.ssa CHIARA CEOLIN, dell’associazione "Psicologi per i popoli" (www.psipp.org).
È la prima campagna nazionale coordinata fra più associazioni rivolta all’accoglienza dei bambini di Beslan con l’intento di offrire accoglienza temporanea ai minori della città che, unitamente alle loro famiglie e alla comunità locale, hanno sofferto e/o continuano a soffrire, direttamente o di riflesso, del grave trauma subito in seguito all’attacco terroristico. Lo scopo è quello di offrire ai minori ospiti un periodo di "stacco" che possa, con attività ludiche e ricreative, distoglierli dalla realtà in cui sono immersi nel loro paese e riportarli, invece, a riappropriarsi, per quanto possibile, della loro realtà di bambini. Gli psicologi hanno osservato (a partire dalle situazioni di emergenza precedenti, in Ruanda, Sierra Leone, Darfur, Iraq, fino a quelle attuali, Sud Est asiatico) che l’offerta di un tale periodo può rappresentare una terapia indispensabile per aiutare i bambini a superare i traumi legati alla violenza e alla perdita di persone care ed amiche.
Oltre a determinare gli abbinamenti con i vari gruppi italiani (Rende, Vercelli, Mariano Comense, Limbiate, Stresa, Biella, Casale Monferrato, ecc), la missione ha lo scopo di visitare le sei scuole di Beslan, gli ospedali ed i centri di recupero psicosociale di Beslan e Vladikavkaz per sviluppare sinergie collaborative nel tempo con le èquipes locali. Come è noto nell’attentato furono presi in ostaggio circa 1.200 persone, ne perirono 331, di cui 172 bambini e ne furono ricoverate oltre 240, di cui 160 bambini. Fruiscono di assistenza psicosociale 7.000 fra adulti e bambini traumatizzati.
Infine la missione, oltre che un viaggio nella memoria, vuole essere testimonianza per non arrendersi alla violenza, e, nella fattispecie, a quella che infuoca il Caucaso Settentrionale e un apporto concreto di collaborazione con le azioni tendenti a diffondere la cultura della pace, della convivenza e della comprensione reciproca fra osseti, ceceni, ingusceti, daghestani.
Si può aderire alla campagna di solidarietà per Beslan con offerte liberali o mirate all?adozione della quota di un viaggio.
Al ritorno della missione verranno diffuse tutte le risultanze.
A disposizione per chi lo richiede il dossier ?Beslan e Ossezia del Nord?
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L’accoglienza a favore dei bambini di Beslan è nata all’interno e sulla spinta di in un ampio progetto denominato "Ricostruire la speranza". Il progetto è gestito da un comitato ristretto, in cui il coordinatore del progetto Humus è rappresentante delle associazioni che si occupano di accoglienza. Oltre a queste associazioni di indirizzo specifico, nel comitato sono rappresentate altre associazioni di volontariato operanti in diversi settori.
Lo scopo è promuovere microprogetti concreti e mirati a favore della realtà di Beslan, coinvolta, nel suo totale, dall’attacco terroristico di settembre 2004.
Le azioni specifiche previste sono:
– partecipazione alla ricostruzione della nuova scuola di Beslan e fornitura di supporti didattici
– sostegno sanitario (analisi, fornitura di protesi) e sostegno psico/pedagogico ed effettivo ai bambini, alle donne e alle famiglie coinvolte nella tragedia (attraverso un’apposita èquipe locale)
– accoglienza dei bambini e loro parenti presso famiglie e/o comunità italiane e gemellaggi con scuole
– individuazione di specifiche situazioni d’emergenza familiari per interventi mirati.
. I tragici eventi, che fra il primo e il 3 settembre del 2004 hanno sconvolto la città di Beslan, hanno prodotto conseguenze drammatiche sulle comunità colpite, con effetti che, a vario livello, perdureranno per i mesi e gli anni a venire. Le ultime informazioni disponibili confermano la morte di 331 persone, tra cui 172 bambini, e il ricovero di oltre 240, 160 dei quali bambini. Ciò che non può essere quantificato, però, è il trauma psicologico a cui è ancora oggi soggetta la popolazione di Beslan, intesa non solo come i ricoverati o i feriti, ma che include tutti i sopravvissuti ed i familiari di circa 1.200 persone prese in ostaggio. I bambini hanno pagato il prezzo più alto, come vittime predestinate del massacro e come soggetti più deboli e indifesi che devono sopportare i traumi che ne sono conseguiti. A Beslan sono stati formati dall’UNICEF 60 team di assistenza medica e psicologica a domicilio per le famiglie dei sopravvissuti. Gli interventi di assistenza psicosociale riguardano 7.000 fra adulti e bambini traumatizzati.
Diversi bambini, a mesi di distanza da quei tragici eventi, non riescono ancora ad andare a scuola o a frequentare regolarmente le lezioni; altri non vengono accompagnati dagli stessi genitori per paura di perderli.
In ciascuna delle 6 scuole di Beslan è stata prevista la creazione di un centro "a misura di bambino" con apposite unità di supporto, dando vita a curricula educativi comprendenti attività di musico-terapia, arte-terapia, sport e gioco.
Tutta questa situazione è, inoltre, inserita in un contesto sociale in cui sono forti le tensioni ed i desideri di vendetta (Ossezia, Inguscezia, Cecenia). Il massacro di Beslan ha rappresentato solo l’ultima delle atrocità legate alla guerra in Cecenia, dove si continuano a registrare denunce di crimini e di violenze contro la popolazione civile e gravi violazioni dei fondamentali diritti umani. L’esito tragico della crisi degli ostaggi di Beslan ha contribuito ad acuire la tensione nell’intera regione del Caucaso settentrionale.
Pensiamo a come, quel primo settembre, le donne siano state, su fronti opposti, tragiche protagoniste: come donne terroriste, come madri e donne angosciate, come giovani ed insegnanti, come volontarie.
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Ma questa non è l’unica ragione dell’accoglienza. Essa ha, anche, un valore aggiunto: il tentativo di rompere, in qualche modo, la spirale di odio, che la tragedia ha evocato, attraverso la proposizione di messaggi di pace e solidarietà . E fra questi il nostro impegno nell’accoglienza: la nostra risposta di donne, volontari, di persone impegnate nel sociale che non si rassegnano e non si arrendono alla violenza. Piccoli segnali che si vogliono affiancare ai programmi dell’Unicef di educazione alla pace e tolleranza: programmi di portata regionale rivolti ai funzionari governativi, agli esponenti della società civile e ai rappresentanti di giovani e adolescenti di 5 repubbliche del Caucaso settentrionale (Kabardino-Balkaria, Ossezia del nord, Inguscezia, Cecenia e Daghestan).
: offrire accoglienza temporanea ai minori della città di Beslan che, unitamente alle loro famiglie e alla comunità locale, hanno sofferto e/o continuano a soffrire, direttamente o di riflesso, del grave trauma subito in seguito all’attacco terroristico del primo settembre 2004. Lo scopo è quello di offrire ai minori ospiti un periodo di "stacco" che possa, con attività ludiche e ricreative, distoglierli dalla realtà in cui sono immersi nel loro paese e riportarli, invece, a riappropriarsi, per quanto possibile, della loro realtà di bambini. Gli psicologi hanno osservato (a partire dalle situazioni di emergenza precedenti, in Ruanda, Sierra Leone, Darfur, Iraq, fino a quelle attuali, Sud Est asiatico) che l’offerta di un tale periodo può rappresentare una terapia indispensabile per aiutare i bambini a superare i traumi legati alla violenza e alla perdita di persone care ed amiche. L’accoglienza si pone, infine, come progettualità innovativa e propedeutica per possibili e futuri interventi a favore dei bambini e delle popolazioni dell’ area caucasica settentrionale.
: Associazione "Psicologi per i popoli"-Torino. L’associazione fa parte della Federazione italiana "Psicologi per i popoli". Ha competenze specifiche nella disciplina psicologica delle emergenze (scenari di guerra e catastrofi naturali) ed attua interventi indirizzati alla gestione delle persone in stato di trauma, al debriefing con gli operatori ed alla supervisione e formazione rivolta alle èquipe di intervento.
: i minori (compresi i parenti) della ex scuola N° 1 e delle altre 6 scuole di Beslan.
: in struttura con volontari o in famiglia con programma, preferibilmente collettivo o con momenti d’incontro, dal lunedì al venerdì.
: consigliabile una percentuale di famiglie con esperienza nei confronti di minori provenenti da paesi di lingua russa dell’Est europeo. Questa indicazione è di indirizzo. Modalità diverse di scelta delle famiglie possono essere concordate con il coordinatore del progetto.
: nel gruppo organizzativo dell’accoglienza, oltre alle figure istituzionali previste, è opportuna la presenza di uno psicologo o di un neuropsichiatra dell’età evolutiva.
: per problemi di ordine psicologico (riferiti sia ai bambini che ai loro parenti) la presenza degli adulti nei gruppi dei bambini deve corrispondere, indicativamente, ad un terzo. (Vi è un’intuibile ritrosia da parte di genitori, che hanno perso figli o parenti giovani nell’attentato, a staccarsi dai bambini per inviarli all’estero: è come perderli di nuovo)..
: giugno 2005 (il periodo sarà determinato dal piano voli, ed in ogni caso con ritorno non oltre il 23 giugno).
: dai 15 ai 20 giorni.
: un aeroporto del Nord Italia.
OBBLIGHI GRUPPO ACCOGLIENZA: lettera adesione, preparazione programma, ricerca fondi, pratiche per permesso soggiorno presso rispettive questure. .
: i costi saranno determinati dalle adesioni e dalle varie campagne ed iniziative (locali e nazionali) di raccolta fondi. Indicativamente non superiori ai 500 ? per ospite (assicurazione compresa).
: l’accoglienza per il suo carattere innovativo è soggetta ad aggiustamenti o ad eventi non prevedibili in corso d’opera. Ogni variazione verrà prontamente comunicata ai gruppi aderenti. Anche tutti gli aspetti burocratici, economici/finanziari (e le modalità derivanti) verranno prontamente comunicati, appena definiti.
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: Massimo Bonfatti (338 9396289)
:- conto corrente bancario 10/100382 intestato a Comitato Progetto Chernobyl, San Paolo IMI, Carmagnola (TO), via Valobra 206 CAB 30261 ABI 01025
– conto corrente postale 18046151