ROMA – "Credo che passare dal principio dello jus sanguinis a quello dello jus soli sia un ragionamento serio e coerente. Alleanza Nazionale è pronta a ragionare su un automatismo di concessione di cittadinanza a chi nasce in Italia, o comunque sulla miglior soluzione che consenta quindi di risolvere il problema sulla seconda generazione di immigrati" .
Il responsabile immigrazione di An, Giampaolo Landi di Chiavenna, apre ad una riforma della legge sulla cittadinanza per i figli degli immigrati, che ad oggi, anche se sono nati e cresciuti in questo Paese, non diventano automaticamente italiani.
Le proposte di riforma presentate in Parlamento prevedono anche di una riduzione del periodo di soggiorno regolare (oggi decennale) necessario per chiedere la cittadinanza?
Vogliamo prima avere dati chiari sulla stanzialità , sul processo quindi di partecipazione totale alla vita in Italia, perché la cittadinanza presuppone la capacità di assimilare il contenuto, l’humus storico culturale del paese. Noi non vorremmo che paradossalmente nei prossimi 10, 20 o 30 anni si avesse una società che sostanzialmente potesse contare su un numero di cittadini italiani naturalizzati che poi in realtà se ne ritornano nel loro paese. Inoltre ho delle perplessità che dopo 7-8 anni l’extracomunitario possa partecipare integralmente al processo di assimilazione nella cultura italiana
Mi rendo conto realisticamente che non è facile costituzionalizzare un principio che introduca anche questa limitazione. An sarebbe pronta a togliere dalla proposta di legge costituzionale il riferimento al reddito minimo, purchè venga poi previsto da una legge ordinaria.
Anche nella Turco- Napolitano, del resto, è presente il riferimento alla capacità reddituale, poco più dell’assegno sociale, per consentire l’ingresso e quindi il rilascio del permesso di soggiorno. La concessione del diritto di voto presuppone evidentemente una capacità di integrazione, la capacità di integrazione si ha nel momento in cui hai radicato una tua esistenza sul territorio italiano quindi sei in grado di mantenere te stesso ed il tuo nucleo familiare…
Purchè vi sia sostanzialmente un accordo politico sulla capacità reddituale minima e sulla mancanza di precedenti penali, non credo che ci saranno difficoltà nel modificare la proposta di legge costituzionale.
Trattandosi di riforma costituzionale noi possiamo lavorare, ma bisogna che ci sia la volontà politica da parte di tutte le forze di maggioranza e opposizione a farlo marciare veramente. Ripeto, la nostra volontà è comunque di portarla a compimento entro la fine della legislatura.
Sì, è allo studio un decreto che intervenga sull’articolo 13 e 14, in sostanza l’oggetto della valutazione della Corte Costituzionale. Si tratta di dirimere alcune divergenze di valutazione politica all’interno della maggioranza per trovare un punto di incontro comune che consenta di licenziare questo provvedimento.
So che a molti il ragionamento non piace, ma può essere una chiave di lettura: l’arresto obbligatorio in presenza di un’ ipotesi contravvenzionale potrebbe non reggere, mentre normare il principio della permanenza in clandestinità ed inquadrarlo come un delitto consentirebbe evidentemente di poter introdurre il meccanismo dell’arresto obbligatorio. Arresto da convertire, di fronte al provvedimento giudiziario, in un provvedimento di espulsione.
Credo che nessuno voglia nè dal punto di vista etico, nè dal punto di vista pratico, chiuderli in galera.
Io sono sempre stato contrario all’introduzione del reato di immigrazione clandestina perché spesso ci sono delle condizioni tali che "obbligano" l’extracomunitario ad entrare in forma clandestina. Però, una volta che rimane in Italia da irregolare nonostante l’intimazione di lasciare il territorio, fatto salvo esigenze specifiche, mi pare giusto dal punto di vista non solo politico ma anche legislativo e se mi consente anche etico introdurre il reato di permanenza in clandestinità .
Siamo in presenza di una volontà a violare la legge.
Purtroppo sono ancora bloccati al Consiglio di stato, almeno per quanto riguarda la loro parte più importante, che riguarda l’incrocio tra domanda e offerta di lavoro. Questa purtroppo è la burocrazia esasperata dello Stato italiano. Anche i decreti di attuazione della Turco Napolitano ebbero un percorso complicato. Sui tempi le potrei dire un mese, due mesi, quindici giorni, ma poi potrei essere platealmente smentito: di fronte alla burocrazia qualunque persona per bene di blocca
La volontà vorrebbe andare proprio in quel senso, una volta che dovesse andare a regime il meccanismo della liste consolari di proponenti la richiesta di ingresso nel territorio e l’avvio dei corsi di formazione professionale nei paesi a forte pressione migratoria.
Ci sono esperimenti nel Lazio e nel Veneto che stanno dando ottimi risultati. Vorremmo però farne una norma generalista. Questo in prospettiva potrebbe aiutarci a superare le politiche delle quote che sono stock di numeri. Noi vogliamo andare su una politica soprattutto qualitativa
Se arriva l’extracomunitario che ha una minima conoscenza della lingua, che facendo questi corsi ha valorizzato anche le sue conoscenze professionali, e lo riusciamo già immediatamente ad inserire nel percorso produttivo, traiamo dei vantaggi anche per quanto riguarda la qualità dell’immigrazione. Mentre oggi le quote sono una politica di quantità ma meno di qualità .
Si, se ne sta occupando prevalentemente il ministero del welfare ma sicuramente faremo un altro decreto flussi. Riguarderà principalmente gli stagionali, ma credo che ci saranno anche quote per lavoratori a tempo determinato e indeterminato.
Dovrebbe essere varato, ma il condizionale è d’obbligo, prima dell’estate: ci sono delle scadenze elettorali, ma dovrebbero prescindere dall’attività dei ministeri…