I carabinieri hanno scoperto la truffa dopo la segnalazione di una giovane tetraplegica. Un imputato ha patteggiato: condannato a 2 anni

Avevano costituito un’associazione di beneficenza; lo scopo era raccogliere denaro per aiutare bambini bisognosi di cure mediche o assistenziali. Erano soldi chiesti in solidarietà , da destinare ai genitori dei piccoli; ai quali, però, sarebbe stata poi consegnata solo una piccola percentuale della somma raccolta. Un’operazione, hanno accertato i magistrati della Procura di Roma, che avrebbe permesso agli organizzatori della beneficenza di trattenere per loro oltre un miliardo delle vecchie lire dal 1996 al 1998.
L’inchiesta, condotta dal pubblico ministero Capaldo, cominciò proprio nel ’98. Tre i componenti dell’organizzazione, accusati di associazione a delinquere finalizzata alla truffa: Angelo Rumore, 40 anni, Maria Picchione, 54 anni, mentre il terzo imputato è deceduto di recente. Ieri Rumore ha chiesto il patteggiamento della pena. Il giudice dibattimentale
Montoni ha accolto la richiesta e ha condannato Rumore a due anni di reclusione, con la sospensione della pena. Picchione ha invece chiesto il rito abbreviato: giovedì si svolgerà  l’udienza in camera di consiglio.
L’organizzazione si chiamava "Il giocattolo- A.n.a.bi.di." (Associazione Nazionale Assistenza Bambini Disagiati). Era ramificata in tutto il territorio italiano. Diversi contenitori erano stati inseriti nei ristoranti, banche o supermercati: ognuno propagandava lo scopo dell’associazione. Presto alla A.n.a.bi.di. si rivolsero i genitori con figli gravemente malati le cui cure erano molto costose. L’associazione si impegnava per loro a raccogliere in beneficenza la cifra necessaria per le cure. A garanzia della iniziativa gli organizzatori avrebbero sempre presentato un documento del Comando dei Carabinieri in cui si certificava
la correttezza dell’operazione. Nel maggio del 98 un Comando dei Carabinieri venne in possesso di quel certificato e ne attestò la falsità .
Con questo sistema sarebbero state truffate circa dieci famiglie. Tra i casi emersi quello di Moira Morgiò, affetta da tetraplegia, una malattia che paralizza gli arti del corpo. I genitori di Moira, Alfonso Murgia e Anna Zaccari, chiesero aiuto alla A.n.a.bi.di. che per loro conto avrebbe raccolto 170milioni di lire. Ai Murgia, costituitasi parte civile e difesa dagli avvocati Luciano Randazzo e Giovanna Amorizzo, vennero consegnati solo 10milioni. Il resto sarebbe rimasto all’associazione.
L’avvocato Randazzo sottolinea che "ancora oggi i genitori sono costretti ad andare almeno due volte al mese negli Stati Uniti per curare Moira, ormai ridotta a un vegetale anche a causa del tempo perso".

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